Afragola, Paolo Crepet contro chi "sceglie di stare zitto"
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Paolo Crepet contro chi “sceglie di stare zitto”: l’accusa dopo il femminicidio ad Afragola

Paolo Crepet

Dopo l’omicidio della 14enne ad Afragola, lo psichiatra Paolo Crepet punta il dito contro chi sceglie di stare zitto.

Dopo l’attacco contro le suore e i cardinali al funerale di Papa Francesco, le parole di Paolo Crepet sul femminicidio ad Afragola arrivano come un nuovo pugno nello stomaco. Lo psichiatra, sentito dall’Adnkronos, è intervenuto sul caso di una 14enne uccisa dall’ex fidanzato 19enne, incapace di accettare la fine della relazione. Per Crepet non si tratta di un raptus, ma del risultato “di chi sceglie di stare zitto“.

Carabinieri

Femminicidio ad Afragola: il commento di Paolo Crepet

Paolo Crepet non accetta la narrazione secondo cui certi atti di violenza possano essere spiegati da momenti di follia improvvisa. “Il raptus è un’insolenza per l’umanità“, dichiara con decisione, smontando l’idea che chi commette un omicidio possa essere stato un “santo” fino a poco prima.

Per lo psichiatra, questa ennesima tragedia è figlia di un contesto che ha permesso e alimentato la violenza. Non risparmia critiche al ruolo dei social media nella vita dei più giovani: “C’è qualcuno contro i social? Qualcuno che ha detto che a 13 anni non si possono usare i social? Se uno ha un profilo social a 11 anni c’è un problema“.

Denuncia una realtà distorta in cui l’accesso precoce a strumenti pericolosi viene ignorato con superficialità. “Non prendiamoci per i fondelli, perché di fronte a una morta ammazzata almeno la dignità di non raccontarci le balle tra noi“, aggiunge.

L’accusa contro chi sceglie di stare zitto

Paolo Crepet punta il dito contro l’indifferenza di una società che preferisce chiudere gli occhi piuttosto che affrontare il problema. “Basta, finiamola. Che facciamo, l’ennesima fiaccolata? Rispetto per chi non c’è più“, afferma. Per lo psichiatra, si vive in una cultura dell’egoismo, in cui si preferisce evitare qualsiasi assunzione di responsabilità per non compromettere una falsa serenità collettiva

La sua critica si estende anche alle famiglie e al loro ruolo educativo. Infine, accusa apertamente “chi sceglie di star zitto, di far l’indifferente, di chi sceglie di dire ‘ah, ma chissà da quale famiglia è venuto fuori quello lì, noi siamo un’altra cosa’“. E conclude: “Non abbiamo ascoltato Pasolini 40 anni fa, quando parlava del Circeo e adesso siamo qua“.

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ultimo aggiornamento: 28 Maggio 2025 15:41

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