Sergio Alfieri, medico di Papa Francesco, racconta morte Bergoglio
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Papa Francesco, gli ultimi minuti di vita: occhi aperti e coma, parla il suo medico

Papa Francesco

Il ricordo di Papa Francesco e gli ultimi minuti di vita del Pontefice raccontati da Sergio Alfieri, medico di Bergoglio.

Il mondo intero si sta riunendo in preghiera per omaggiare Papa Francesco a seguito del suo decesso, avvenuto lunedì 21 aprile 2025 alle 7.35 ora italiana. Al Corriere della Sera, Sergio Alfieri, medico personale scelto da Bergoglio nonché primario di chirurgia oncologica addominale del policlinico Gemelli, coordinatore dei dottori del Santo Padre durante il suo ricovero e suo chirurgo, ha svelato come siano stati vissuti i minuti prima della morte del Pontefice.

Papa Francesco nella bara
Pietro Parolin accanto alla salma di Papa Francesco – newsmondo.it

Papa Francesco, l’ultimo incontro con Sergio Alfieri

Nella sua lunga intervista al Corriere della Sera di cui vi riportiamo solo alcuni passaggi, Sergio Alfieri, chirurgo personale di Papa Francesco nonché primario di chirurgia oncologica addominale del policlinico Gemelli, coordinatore dei dottori del Santo Padre durante il suo ricovero, ha raccontato gli ultimi momenti di vita di Bergoglio iniziando dall’incontro avuto sabato, due giorni prima del decesso.

“Quando l’ho incontrato l’ultima volta? Sabato dopo pranzo, alla vigilia di Pasqua. E posso dire che stava molto bene, me l’ha detto anche lui. Gli ho portato una crostata scura come piace a lui e abbiamo chiacchierato un po’”, ha detto Alfieri. “‘Sto molto bene, ho ricominciato a lavorare e mi va’. Sapevo che il giorno dopo avrebbe impartito l’Urbi et Orbi e ci siamo dati appuntamento a lunedì”.

Il giorno della morte del Papa: come è stato trovato

Ma proprio lunedì 21, Bergoglio se ne è andato. “Lunedì alle 5,30 circa mi ha chiamato Strappetti: ‘Il Santo Padre sta molto male dobbiamo tornare al Gemelli’. Ho preallertato tutti e venti minuti dopo ero lì a Santa Marta, mi sembrava tuttavia difficile pensare che fosse necessario un ricovero. Sono entrato nella sua stanza e lui aveva gli occhi aperti. Ho constatato che non aveva problemi respiratori e allora ho provato a chiamarlo però non mi ha risposto. Non rispondeva agli stimoli, nemmeno quelli dolorosi. In quel momento ho capito che non c’era più nulla da fare. Era in coma“.

In questo senso Alfieri ha compreso che neppure un trasferimento al Gemelli sarebbe stato utile: “Rischiavamo di farlo morire nel trasporto, ho spiegato che il ricovero sarebbe stato inutile”, ha raccontato il medico. “Strappetti sapeva che il Papa voleva morire a casa, quando eravamo al Gemelli lo diceva sempre. È spirato poco dopo. Io sono rimasto lì con Massimiliano, Andrea, gli altri infermieri e i segretari; sono quindi arrivati tutti e il cardinale Parolin ci ha chiesto di pregare e abbiamo recitato il rosario con lui. Mi sono sentito un privilegiato e ora posso dire che lo sono stato. Quella mattina gli ho dato una carezza come ultimo saluto”.

Il rapporto con il Santo Padre

Nel corso dell’intervista Alfieri ha spiegato anche le modalità con le quali è stato scelto come medico personale del Papa ma anche che tipo di rapporto i due avessero. “Se eravamo amici? Si può dire che siamo legati da una stima profonda“, ha spiegato il medico. “In quell’occasione siamo stati in clausura per una settimana (nel 2018 per un intervento, il primo ‘segreto’ ndr). Ci furono complicazioni, ma il terzo giorno decise di offrire la pizza. Si mise a capotavola e mangiare a tavola con lui è un altro privilegio che la vita mi ha regalato”.

Un passaggio personale anche sull’ultimo ricovero del Papa: “Se ho avuto la sensazione che non ce l’avrebbe fatta? Sì, una notte erano state avviate le procedure che poi sono state eseguite lunedì. Abbiamo temuto il peggio e invece lui ha sorpreso tutti. Sapevamo che voleva tornare a casa per fare il Papa fino all’ultimo istante. E non ci ha delusi”, ha raccontato ancora Alfieri.

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ultimo aggiornamento: 24 Aprile 2025 8:35

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