La compagna del militare, Camelia Mihãilescu, ha detto la sua su “Il mondo al contrario”, appoggiando le sue teorie.
Uno degli argomenti più chiacchierati delle ultime settimane è sicuramente “Il mondo al contrario“, il libro che raccoglie i pensieri del generale Roberto Vannacci sulla società odierna. Un testo ricco di giudizi e di massime su argomenti anche scottanti, come l’omogenitorialità o il ruolo della donna.
Ed è proprio su questo punto che bisogna introdurre una nuova protagonista di questa storia: Camelia Mihãilescu, la moglie del militare più discusso d’Italia. La donna, in un’intervista a Libero, ha rivelato le sue opinioni sul volume scritto dal marito, un libro che, peraltro, lei ha ammesso di non aver letto.
“Condivido tutto”
“La nostra estate è stata molto movimentata – racconta Camelia, la moglie di Vannacci -. Un po’ per l’uscita del libro e quello che ha suscitato e poi per motivi familiari visto che mia suocera è stata molto male. Solitamente leggo 4 o 5 libri. Quest’estate ne sono riuscita a leggere solo uno e mezzo e non era quello di mio marito. Però mi sono ripromessa di leggerlo quanto prima“.
La compagna del generale, quindi, non ha mai aperto “Il mondo al contrario” ma, convivendo con lui, conosce perfettamente di cosa parla: “Io – spiega la donna – conosco il contenuto del libro perché Roberto spesso mi chiamava leggendomi paragrafi e chiedendomi pareri su alcune cose che avrebbe scritto“.
“Io condivido tutto – afferma senza paura Camelia – ogni singola parola e ogni singolo concetto espresso nel libro. Io sono stata cresciuta in una famiglia tradizionale come Roberto e anche se noi siamo due persone completamente diverse abbiamo gli stessi identici valori: la famiglia , il rispetto l’educazione, il buon senso e il coraggio“.
Il successo del libro
“Questo – aggiunge la donna sul successo di “Il mondo al contrario” – è sicuramente un libro diverso da tutti gli altri e probabilmente Roberto è stata la prima persona a scrivere cose che pensiamo quasi tutti ma nessuno ha avuto il coraggio o l’idea di metterle nero su bianco“.
Ma com’è che, tutto ad un tratto, un generale abbia deciso di mettersi a scrivere un volume di questo tipo? Secondo il racconto della moglie, “ad un certo punto Roberto ha palesato un suo disagio interiore. Diceva che non si ritrovava in questa società. Troppe cose stavano cambiando in peggio e aveva deciso di scrivere questi suoi pensieri e le sue idee“.
“Io – continua Camelia – gli avevo consigliato di scrivere un libro autobiografico perché ritenevo che lui avesse cose interessanti da raccontare, vissute nei teatri di guerra dove svolgeva il suo lavoro. Lui ha però preferito iniziare a buttare giù sensazioni derivanti dal disagio che stava provando rispetto al cambiamento della società che vedeva intorno a lui. E da lì è nato il libro. Pensavamo di vendere due o trecento copie al massimo“.
Omosessuali: è d’accordo con ciò che ha scritto il marito?
“Io sono per la famiglia tradizionale – ha commentato Camelia sulle coppie omogenitoriali -. Credo che un bambino debba crescere con l’esempio di una madre e di un padre. A me dà parecchio fastidio quando mi arrivano degli avvisi della scuola che riportano la dicitura genitore uno genitore due. Io non sono genitore uno, io sono la mamma e Roberto non è genitore due ma il papà“.