L’europarlamentare, Ilaria Salis, attacca il governo sul CPR in Albania: scoppia la polemica dopo il post sui social.
Il trasferimento di 40 migranti irregolari al CPR di Gjader, in Albania, ha acceso un’ondata di polemiche, scatenata soprattutto dalle parole taglienti di Ilaria Salis. L’europarlamentare, come riportato da Il Giornale, ha definito il centro “un campo di concentramento e deportazione“, lanciando un duro attacco via Facebook. Questo caso continua a fare discutere, tanto che anche Matteo Salvini non ha perso l’occasione per replicare.

Ilaria Salis contro il trasferimento di 40 migranti irregolari
Nel suo post social, Ilaria Salis ha definito senza mezzi termini il CPR di Gjader come “il primo campo di concentramento e deportazione extra-territoriale dell’Europa contemporanea“. Un’affermazione forte, che ha subito acceso le polemiche. “Un gran bel primato del nostro governo!“, ha aggiunto sarcasticamente l’europarlamentare. Citando un’analisi dell’ASGI, ha parlato di “un salto di scala nelle politiche migratorie” e di “scenari inediti e inquietanti nel contesto europeo“.
Secondo l’eurodeputato, nella struttura albanese viene rinchiusa “quell’umanità in eccesso di cui, purtroppo, non solo le peggiori destre vogliono sbarazzarsi“. Una condizione che lei considera inaccettabile, soprattutto per il fatto che le persone trasferite non avrebbero commesso reati: “Se è già inaccettabile che esseri umani vengano privati della libertà senza aver commesso alcun reato, se è già inaccettabile che vengano cancellati da un territorio con la forza, oggi si aggiunge un’ulteriore violenza“.
L’appello alla protesta sui social
Nel suo lungo intervento, Ilaria Salis ha denunciato anche la distanza fisica e simbolica del CPR di Gjader, “in mezzo al nulla“, come uno strumento per privare i migranti di ogni forma di sostegno: “Lontani anche da quel poco che l’Italia poteva ancora offrire. Dall’assistenza legale. Dalle cure mediche. Dalle associazioni. Dalla solidarietà possibile di chi vive nello stesso Paese che li sta espellendo“.
Il post si chiude con un appello alla mobilitazione: “Non rendiamoci complici con il nostro silenzio. Non accettiamo. Protestiamo. In nome dell’umanità, in nome dell’eguaglianza. No ai CPR. Né in Albania, né in Italia, né altrove“.