Uno studio ha messo in evidenza che, nei pazienti affetti da Covid, il livello di vitamina D risulta essere particolarmente basso.
Ne ha parlato Andrea Giustina, il primario di endocrinologia all’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e coordinatore scientifico della Consensus dell’Università Vita-Salute San Raffaele, durante la VI Consensus internazionale sulla vitamina D, che si tiene a Firenze in questi giorni. Andrea Giustina è anche il coordinatore dell’evento.
“Negli ultimi 2 anni siamo stati sconvolti da una pandemia che era principalmente un’infezione respiratoria. Dopo un mese dal primo caso in Italia di infezione da Sars-CoV-2, una mia lettera sul ‘British Medical Journal’ ipotizzava che il grande coinvolgimento del nostro Paese potesse essere legato anche alla carenza di calciferolo. Da allora sono passati 2 anni e sono orgoglioso di dire che quell’intuizione ha avuto nel tempo sempre più peso nella comunità internazionale. Oggi è un dato assodato che i pazienti ricoverati con il Covid hanno un’enorme prevalenza di bassa vitamina D“.
Giustina: “Dobbiamo capire se questa bassa vitamina è una causa o una concausa del Covid”
Poi ha aggiunto: “Avere una bassa vitamina D potrebbe predisporre anche all’infezione da Sars-CoV-2, ma soprattutto a un’infezione grave, quindi a Covid-19. I dati in questo senso sono ancora in una fase di stabilizzazione. Dobbiamo capire se questa bassa vitamina D è una causa o una concausa del Covid. Su questo punto la comunità scientifica sta lavorando. Ma sono fiducioso che i dati che stiamo raccogliendo anche al San Raffaele siano importanti per poter dare una risposta così come sull’altro tema. Dare il calciferolo prima di avere l’infezione o come terapia all’interno di uno schema terapeutico della malattia grave?”
Il primario di endocrinologia ha spiegato: “La mia posizione è chiara. Meglio intervenire prima che arrivi il problema, ma non escludo che la bassa vitamina D sia una concausa. Un fattore predisponente a sviluppare il Covid nella forma grave. Così come non escludo che anche l’utilizzo di vitamina D in un paziente più acuto possa trovare un ruolo. Gli studi finora pubblicati non sono del tutto univoci, ma dobbiamo capire come quando e perché dare il calciferolo. Credo che nel prossimo futuro avremo risposte anche in questo senso”.
I pazienti in sovrappeso
Giustina ha concluso il suo discorso spiegando che anche i pazienti in sovrappeso, potrebbero riscontrare gravi carenze di vitamina D. “I pazienti sovrappeso che vengono sottoposti a intervento chirurgico per ridurre l’obesità, tecnica oggi sempre più frequente e sempre più efficace soprattutto nei centri di eccellenza sono a rischio di avere un peggioramento di questo stato di carenza di vitamina D“.
Secondo Andrea Giustina “è fondamentale che i chirurghi e gli specialisti che si occupano di obesità diano le giuste indicazioni per proteggere i pazienti. Prima e dopo l’intervento chirurgico. Ha grandi effetti positivi sul peso e sul metabolismo, ma che determina spesso dei malassorbimenti con i quali dobbiamo fare i conti per la qualità di vita dei pazienti anche molti anni dopo l’intervento”.