La pensione anticipata a 64 anni con previdenza complementare si applicherà a soli 100 lavoratori nel 2025: ecco perché.
La nuova pensione anticipata a 64 anni, introdotta dalla Legge di Bilancio 2024, sembra destinata a partire con numeri irrisori. Secondo quanto emerge dalla relazione della Ragioneria generale dello Stato, nel 2025 saranno appena 100 le persone che potranno accedere a questa misura: ecco il motivo.
Pensione anticipata a 64 anni: perché si applicherà a solo 100 lavoratori
L’effettiva applicazione della pensione anticipata dipenderà da un decreto attuativo, come riportato da Qui Finanza, motivo per cui la misura non comporterà costi per il bilancio statale nel 2025.
Tuttavia, la Ragioneria generale dello Stato sottolinea come i requisiti fissati riducano drasticamente la platea dei potenziali beneficiari. Attualmente, per accedere alla pensione anticipata con 64 anni di età e almeno 20 anni di contribuzione, è necessario soddisfare una soglia reddituale pari a tre volte l’assegno sociale.
Questa soglia è stata ulteriormente innalzata rispetto al passato: nel 2023 era pari a 2,8 volte l’assegno sociale. Dal 2025, inoltre, sarà necessario dimostrare 25 anni di contribuzione. Un vincolo che diventerà ancora più rigido nel 2030, quando il requisito salirà a 30 anni.
“Per effetto della disposizione in esame, si legge nella relazione della Ragioneria. “Si potrà verificare un anticipo del pensionamento per la maturazione anticipata dell’importo soglia per accedere al pensionamento di vecchiaia, a seguito dell’aggiunta alla pensione pubblica maturata della rendita derivante dalla previdenza complementare“, aggiunge.
Un compromesso con effetti limitati
La misura, aggiunge Qui Finanza, nasce come compromesso per venire incontro alle richieste di maggiore flessibilità in uscita, senza stravolgere le regole previdenziali stabilite dalla Legge Fornero.
Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro e vicesegretario della Lega, ha definito l’emendamento un modo per affrontare “concretamente il problema delle pensioni povere“. Tuttavia, i numeri evidenziati dalla Ragioneria generale sembrano smentire questa visione ottimistica.