Pensioni, ancora cambiamenti con il governo Meloni

Pensioni, ancora cambiamenti con il governo Meloni

Una rivalutazione meno generosa delle pensioni di ciò che si era prospettato all’inizio dell’autunno. Chi ci guadagna?

Cosa ci aspetteremo dalla manovra questa volta? Prima una riduzione delle soglie pensionistiche, poi anche un posticipo per l’aumento delle pensioni minime. Il passaggio da 574 a 600 euro, a quanto pare, non avverrà subito. Il sottosegretario al Lavoro della Lega Claudio Durigon sostiene che adesso gli assegni non si possano alzare, ma “lo faremo durante la legislatura”.

inps pensioni contributi

Incertezze al Governo

Da una parte la Lega afferma che al momento non è possibile aumentare le pensioni, dall’altra Forza Italia insiste per portare la soglia minima da 570 a 600. Ad essere premiati potrebbero essere solo alcune fasce di over 70, ma le modalità sarebbero alquanto complesse da provocare il dissenso di molti.

Nel vertice di due giorni fa a Palazzo Chigi sulla manovra ci sarebbe stata un’apertura a un piccolo incremento, con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che avrebbe spiegato la necessità di calcolare l’entità e l’età di partenza, dai 75 o dagli 80 anni. Il problema però resta quelle delle risorse, per cui potrebbero emergere tensioni per quanto riguarda lo sfoltimento di numerosi emendamenti.

Rivalutazione delle pensioni

La rivalutazione delle pensioni calerebbe molto rapidamente all’aumentare degli importi degli assegni, se ci sarà un aumento del 120% sulle soglie pensionistiche minime, e se verrà riconosciuto il recupero pieno dell’inflazione del 2022 pari al 7,3%. Riceveranno una rivalutazione meno corposa i pensionati che percepiscono assegni medi e medio-alti, non solo quelli etichettati come “ricchi”.

Con il nuovo meccanismo biennale di indicizzazione, gli assegni saliranno oltre i 570 euro il prossimo anno e a circa 580 euro quello successivo e una stretta progressiva per quelli superiori ai 2.100 euro. Per gli importi superiori gli adeguamenti, a seconda delle fasce, si riducono all’80%, al 55%, al 50%, al 40% e al 35% (per quelli superiori dieci volte il minimo Inps).

Chi ci guadagna e chi no

Anche se non arriveranno a 600 euro, la pensione salirà a circa 570 euro: a 2,5 milioni di soggetti andranno circa 8 euro in più del previsto. I pensionati i cui assegni arrivano sino a 4 volte l’assegno sociale (ovvero 2.100 euro) avranno il 100% di recupero dell’inflazione.

Invece, fino a 5 volte il minimo (2.620 euro lordi) si recupera solo l’80%, che vale un aumento degli assegni del 5,84% e sino a sei volte il minimo (3.144 euro) si ottiene il 55%, ovvero il 4,01% in più. Con gli assegni fino a 4.192 euro (8 volte il minimo) l’aumento sarà dimezzato (+3,65%), dai 4.193 a 5.240 si otterrà il 2,92% in più (40% dell’inflazione prevista), mentre sopra quota 5.240 euro (dieci volte il minimo sociale) il recupero si fermerà al 35% ed assicurerà un aumento del 2,55%.