Le nuove ipotesi di riforma per le pensioni anticipate: possibile allungamento delle finestre di uscita fino a sette mesi.
Tra i temi più caldi della manovra di Bilancio 2024, la questione delle pensioni anticipate sta attirando particolare attenzione, con l’ipotesi di un allungamento delle finestre per l’accesso all’assegno pensionistico.
Pensioni anticipate, aumento stretta sulla finestra: i dettagli
Secondo le indiscrezioni dell’Ansa, riportate da Repubblica, una delle principali novità in discussione riguarda l’allungamento delle finestre per la pensione anticipata.
Attualmente, chi ha maturato i requisiti contributivi di 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne) deve attendere tre mesi prima di poter effettivamente ricevere l’assegno pensionistico.
L’ipotesi al vaglio prevede di estendere questo periodo a sei o addirittura sette mesi. Questa modifica influirebbe significativamente sui lavoratori prossimi alla pensione.
L’obiettivo di questo intervento è duplice: da un lato, limitare i flussi di uscita dal mercato del lavoro, dall’altro, salvaguardare le casse dell’INPS.
La logica dietro questa scelta è quella di ridurre il numero di pensionamenti anticipati, spingendo i lavoratori a rimanere attivi più a lungo.
Questo approccio era già stato applicato con le finestre di uscita per la Quota 103, che prevedevano tempi d’attesa variabili tra i tre e i sette mesi per i lavoratori del settore privato, e tra i sei e i nove mesi per quelli del settore pubblico.
Confronto con Quota 103 e altri interventi previsti
La possibile estensione delle finestre di uscita per le pensioni anticipate si inserisce in un quadro più ampio di riforme previdenziali.
In passato, l’introduzione di Quota 103 aveva già sollevato critiche per via della sua complessità e dei limiti imposti dal calcolo contributivo.
Molti lavoratori hanno trovato questa opzione poco conveniente, preferendo rimandare il pensionamento per evitare una significativa riduzione dell’assegno.
Oltre all’allungamento delle finestre di uscita, il governo sta considerando altre misure per riequilibrare i conti.
Tra queste, si discute della possibilità di un obbligo per i giovani lavoratori di destinare una parte del loro TFR ai fondi pensione.