Pensioni, cosa ci aspetta a gennaio 2023? 

Pensioni, cosa ci aspetta a gennaio 2023? 

Alla fine dell’anno, il 31 dicembre, ci sarà lo stop alla Quota 102. Tra le ipotesi quella del ritorno alla legge Fornero integrale.

I tempi stringono e l’ipotesi di una nuova riforma pensioni a dicembre è poco plausibile. Molto probabilmente si procederà con il rafforzamento dell’Ape sociale. In seguito alla caduta del governo, la riforma pensioni è rimasta in sospeso. Difatti, se ne dovrà occupare il prossimo esecutivo.  

Alla fine dell’anno, nella fattispecie il 31 dicembre ci sarà lo stop alla Quota 102. Tra le ipotesi quella del ritorno alla legge Fornero integrale. I sindacati, allarmati da questa possibilità, spingono per ottenere la Quota 41. Nello specifico, si tratta dell’ottenimento della pensione con il raggiungimento del quarantunesimo anno di contribuzione, a prescindere da quale sia l’età anagrafica del contribuente. In alternativa, l’età pensionabile è con il raggiungimento di 62-63 anni di età, in questo caso a prescindere dagli anni di contributi versati. 

La pensione di vecchiaia, anche detta Legge Fornero, stabilisce il ritiro dal lavoro all’età di 67 anni e con un’anzianità contributiva minima di 20 anni. Questo significa che nel caso della legge Fornero, i contribuenti potranno andare in pensione all’età di 64 anni e con ben anni 38 di contributi. 

Il governo Draghi aveva intenzione di ideare un provvedimento che doveva essere allo stesso tempo rispettoso per le casse dello Stato ma anche sostenibile per i contribuenti. Ma in seguito alla crisi di governo, tutto è andato in fumo. 

L’ipotesi per il 2023 è anche quella del rinnovo dell’Ape Sociale e Opzione Donna, che scadono il 31 dicembre. Ma i soldi sono pochi: difatti, le pensioni del 2023 saranno proporzionate all’inflazione a cui abbiamo assistito durante gli ultimi anni a causa della pandemia da Covid-19 e della guerra tra Russia e Ucraina. 

La proposta del Pd 

Il panorama della politica italiana, formato da Letta, Meloni, Salvini, Conte, Renzi, Calenda e Berlusconi ha delle opinioni diverse su come procedere. Il Pd è intenzionato a rafforzare l’Ape sociale e Opzione donna, introducendo anche una “pensione di garanzia” per i giovani con carriere non continuative che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, e che rischiano di rimanere senza pensione nei prossimi 70 anni. 

Proposta Movimento Cinque Stelle 

Il Movimento 5 stelle vorrebbe continuare con il piano Tridico, che prevede di andare in pensione a 63/64 anni prendendo solo il rateo della pensione calcolata con il contributivo. Al compimento dei 67 anni si prenderebbe anche l’altra parte calcolata con il retributivo. 

La riforma pensioni per la Lega 

La Lega vorrebbe attuare la Quota 41 con “azzeramento della Fornero”. Nella fattispecie consiste nell’uscita dal lavoro con i 41 anni di contributi anziché 42 anni e 10 mesi.