COVID-19, perché non dobbiamo avere paura del nuovo coronavirus
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Direttore: Alessandro Plateroti

Perché non dobbiamo avere paura del COVID-19

Coronavirus

Come agissce il COVID-19, perché non dobbiamo avere paura del nuovo coronavirus e perché non dobbiamo sottovalutarlo.

Con il trascorrere dei giorni stiamo imparando a conoscere sempre meglio il nuovo coronavirus, il COVID-19. Va detto che l’emergenza sanitaria ha investito praticamente tutto il mondo, ma va detto anche che il panico è ingiustificato. La prudenza è d’obbligo, e in realtà certi accorgimenti igienico-sanitari andrebbero presi anche in tempo di pace. Ma non dobbiamo avere paura del coronavirus.

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Come agisce il COVID-19

A preoccupare del nuovo coronavirus è soprattutto la capacità di diffusione. Non siamo di fronte a un virus particolarmente aggressivo ma siamo di fronte a un virus difficile da riconoscere. Per questo motivo sono consigliate misure stringenti come l’isolamento dei focolai e le quarantene anche di massa.

Come agisce il COVID-19 lo spiega Massimo Andreoni, direttore scientifico della società italiana di malattie infettive e tropicali Simit, ai microfoni di Wired: “Il virus replica nelle cellule delle mucose delle vie respiratorie e ne determina la morte per citolisi”.

“È questa azione nociva a determinare i sintomi: l’infezione inizia dalle vie respiratorie superiori determinando una rinite, e poi può scendere progressivamente più in profondità provocando faringiti, bronchiti, ed eventualmente anche polmoniti quando raggiunge i polmoni. La sepsi avviene invece in presenza di sovrainfezioni batteriche, solitamente in pazienti con uno stato di salute già compromesso dall’età o da patologie preesistenti”.

Il COVID-19 è quindi pericoloso perché causa polmoniti di origine virale e al momento la società scientifica non ha a disposizione un antivirale specifico.

Laboratorio Coronavirus

Perché non dobbiamo avere paura del coronavirus

Oggettivamente parlando, e non ce ne vogliano, la prima ondata di paura e di panico è figlia di una comunicazione istituzionale non proprio adeguata. L’Italia è stato il primo paese a chiudere il traffico aereo con la Cina prendendo misure che nessun altro paese aveva preso fino a quel momento. Poi, quando il COVID-19 è diventato un affare italiano, ci siamo lanciati in un eccesso di trasparenza comunicando numeri che avrebbero allarmato chiunque. Siamo diventati la Cina d’Europa. Al terzo giorno di emergenza coronavirus le istituzioni hanno dovuto fare un passo indietro chiamando a raccolta anche la stampa estera.

Le immagine di panico collettivo, come i supermercati presi d’assedio e le vie di Milano deserte, hanno oscurato le prime informazioni scientifiche degne di rilievo sul nuovo coronavirus, che ha un tasso di mortalità decisamente basso e purtroppo colpisce nella maggioranza dei casi persone con patologie pregresse, con un quadro clinico complicato o comunque in età molto avanzata. Una corretta informazione parla di morti con il coronavirus e non per il coronavirus. Il COVID-19 ha aggravato – ripetiamo, nella maggioranza dei casi in Italia un quadro clinico già complicato.

Per una persona in salute i rischi legati al COVID-19 sono molto bassi. Le vittime rientrano nella gran parte anziani e malati cronici. Questo non significa che queste persone debbano essere abbandonate al proprio destino, ma semplicemente che un clima di serenità collettiva potrebbe agevolare il compito del sistema sanitario che potrebbe andare a proteggere soprattutto le categorie a rischio.

Perché non dobbiamo sottovalutare il COVID-19

Questo non significa che dobbiamo o possiamo sottovalutare il coronavirus. Basti pensare che siamo di fronte a un tipo di virus che potenzialmente potrebbe contagiare tutti. Ragionando su vasta scala, un male con una bassa percentuale di mortalità causerebbe comunque una strage alla quale nessuno vuole assistere.

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ultimo aggiornamento: 28 Febbraio 2020 8:39

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