Peschiera del Garda, Zaia: "Repressione è la parola chiave"
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Peschiera del Garda, Zaia: “Repressione è la parola chiave”

Luca Zaia

Sono in corso le indagini sulla maxi rissa avvenuta sul treno a Peschiera del Garda.

Sono in corso due inchieste parallele alla Procura di Verona per i fatti di Peschiera del Garda del 2 giugno. La prima relativa alle risse e ai vandalismi in città e la seconda relativa alle molestie denunciate da almeno cinque ragazze sul treno verso Milano. Le indagini sull’identificazione ai soggetti sono ancora in corso. Si tratta di circa una trentina di giovani, molti minorenni, di origine africana.

Secondo le testimonianze il branco di ragazzini avrebbe accerchiato, molestato e deriso cinque ragazzine sul treno a Peschiera del Garda. In seguito, avrebbero creato disordini sulle rive del lago di Garda per cui la procura parla di danneggiamenti e tentata rapina oltre che di rissa aggravata. Le ragazze non riuscivano a scendere dal treno perché il branco le ha accerchiate.

Le ragazze hanno parlato di nordafricani con tanto di bandiere del Marocco e altri paesi di ritorno da un rave organizzato su tik tok che hanno urlato “su questo treno non salgono i bianchi“. «Era stracolmo, faceva caldissimo. Volevamo scendere ma ce l’hanno impedito azionando l’allarme. Abbiamo attraversato varie carrozze e nel tragitto hanno iniziato a toccarci ovunque. Sono scoppiata a piangere e ho avuto un attacco di panico» dichiara una ragazza molestata.

Luca Zaia
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Zaia sui fatti del branco nordafricano

Gridavano “Questa è Africa”. “Siamo venuti a riconquistare Peschiera. Questo è territorio nostro, l’Africa deve venire qui”. Poi è scoppiata la rissa dopo il furto di una borsa con colpi di bastone e coltellate. Alla fine è intervenuta la polizia in assetto antisommossa, scatenando la sassaiola e il lancio di bottiglie. Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia propone una notte di carcere per le aggressioni alle ragazze e le risse e sottolinea che non si tratta di nazionalità o paese d’origine.

«Non mi importa se questa gente era italiana, di prima o di ventesima generazione. Certo, la giornata di follia l’avevano chiamata “L’Africa in Italia” e i molestatori sul treno gridavano “le donne bianche qui non salgono”. Ma il punto è: questa roba, noi qui non la vogliamo. Non la accettiamo. Da nessuno e a prescindere dall’origine». Per il governatore queste persone vanno punite per non lasciare l’episodio nell’impunità. Zaia poi aggiunge che «la parola chiave, l’hashtag è: repressione. Dobbiamo essere consapevoli che l’educazione è importante, le politiche sociali pure, ma una certa soglia non può essere superata. Punto».

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ultimo aggiornamento: 6 Giugno 2022 11:44

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