In Italia è tornato l’allarme peste suina: il commento dell’ex responsabile per le malattie dei suini della Commissione Europea, Alberto Laddomada.
Il boom di peste suina in Italia sta spaventando anche gli esperti. In questo senso, a dare qualche informazione maggiormente più chiara su quanto sta accadendo nel nostro Paese ci ha pensato Alberto Laddomada, ex responsabile per le malattie dei suini della Commissione Europea, nel corso di una interessantissima intervista a Fanpage.it.
Peste suina: l’esperto commenta le mosse in Italia
Laddomada ha subito sottolineato come la questione peste suina in Italia sia stata da sempre minimizzata: “In Italia si è tentato di minimizzare la portata della peste suina per il timore di creare allarmismo tra addetti ai lavori e popolazione: non è stata fatta adeguata prevenzione e non sono stati ascoltati gli esperti. Ma purtroppo questo virus non si può debellare con una strategia superficiale e approssimativa”.
I dati fanno riflettere
Sui numeri registrati, l’esperto ha tenuto ad affermare: “I dati disponibili purtroppo sono piuttosto confusi e io stesso li recupero qua e là, incrociando i numeri del bollettino epidemiologico nazionale con quelli reperibili sul sito della Commissione Europea”, ha detto Laddomada. “[…] Stando a quanto a me risulta sulla base di quanto riportato nei due siti, in Italia dalla fine di luglio ad oggi si sono verificati 29 focolai di malattia nei maiali domestici, contagi rilevati in Pianura Padana, in una zona piuttosto ampia che va da Novara a Vercelli, fino a Piacenza. L’ultimo focolaio si è verificato pochi giorni fa in provincia di Lodi. Nei cinghiali i focolai erano alla fine di agosto 1.134, secondo i dati comunicati dal sistema di notifica europeo […]”.
Le produzioni a rischio
A precisa domanda su quali produzioni siano maggiormente a rischio, l’esperto ha affermato: “Nel nord Italia gli allevamenti sono per lo più dedicati al cosiddetto suino pesante, animale che viene macellato per la produzione di salumi quando raggiunge il peso di 150 chili. Quella a rischio è quindi un’intera filiera: dai salami alla coppa, dai prosciutti al culatello, prodotti molto apprezzati dai consumatori sia in Italia che all’estero, dove esportiamo circa 1,5 miliardi all’anno e dove presto rischiamo di trovare le porte sbarrate. Insomma, il pericolo è quello che l’intero settore collassi e trascini con sé anche l’indotto”.
Laddomada non si è detto ottimista per la peste suina anche se secondo lui “l’attuale crisi è probabilmente destinata a risolversi presto, almeno momentaneamente”. Monito, però, su un’altra situazione: “Resta però una situazione molto complicata tra i cinghiali, e non se ne uscirà fuori facilmente. È probabile, dunque, che anche in futuro si registreranno focolai di PSA nei suini domestici a causa della diffusione del virus tra quelli selvatici, che non è possibile ‘eradicare'”.