Peste suina a Roma: scatta la zona rossa nella capitale
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Direttore: Alessandro Plateroti

Peste suina a Roma: scatta la zona rossa nella capitale

Roma

Dilaga la peste suina a Roma tra i cinghiali. Si teme per gli allevamenti di suini. Il virus non infetta l’uomo.

A Roma il comune ha deciso di delimitare una zona rossa per contenere l’epidemia di peste suina che si sta diffondendo velocemente. La Regione Lazio invece ha dato il via agli abbattimenti dei suini e dei cinghiali infetti. All’interno della zona rossa non si possono organizzare eventi, raduni, e picnic. L’allarme è scattato dopo il riscontro di altri due casi di positività.

Il sottosegretario alla salute Costa ha sottolineato l’esigenza del depopolamento e quindi degli abbattimenti selettivi per contenere la diffusione della malattia. Per non permettere l’espansione della epidemia bisogna creare una zona cuscinetto, un’area di vuoto come sottolinea Costa. Nella zona rossa è proibito anche avvicinarsi agli animali e dar loro da mangiare. Per evitare contagi la Regione ha installato una recinzione metallica per prevenire l’ingresso in città dei cinghiali, che sono già stati avvistati ai Parioli e nel quartiere di Trieste-Salario. Chi dovesse entrare nelle aree naturali deve disinfettarsi all’uscita, soprattutto le scarpe.

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La zona di contenimento per non far arrivare il virus oltre il Gra

La zona rossa si estende a nord-ovest della zona centrale urbana di Roma, tra il Tevere e il Gra. Ma oltre alla zona rossa è stata istituita anche una “zona d’attenzione” più ampia. Altri casi sono stati registrati in Liguria e Piemonte dove stanno recintando le zone a rischio. Anche se si pensa che forse l’origine della peste romana sia diversa rispetto alle altre due regioni. L’ipotesi della peste romana più accreditata è quella che vede il contagio dei cinghiali dai rifiuti in città. Per questo motivo l’assessora all’ambiente ha predisposto che i cassonetti dell’area infetta vengano isolati, spostati, e monitorati, nella speranza che il visus non varchi i confini del Grande Raccordo Anulare.

Questi abbattimenti però hanno trovato la pronta resistenza dell’Organizzazione Nazionale Protezione Animali (Oipa). Il presidente dell’Oipa Camparotto ha dichiarato: «La questione va affrontata in maniera scientifica. Un serio piano di sorveglianza e prevenzione si può attuare non armando i cacciatori, persino deregolamentandone l’attività, ma con un monitoraggio sanitario degli animali morti che si trovino nel territorio nazionale».

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ultimo aggiornamento: 10 Maggio 2022 10:27

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