Analisi aggiornata del 23 giugno: dai timori legati allo Stretto di Hormuz all’impatto sui prezzi del petrolio e del gas.
La settimana si apre con un clima di forte incertezza sui mercati globali. Gli Stati Uniti hanno colpito siti nucleari iraniani nel fine settimana, e Teheran ha risposto minacciando la chiusura dello Stretto di Hormuz, uno snodo cruciale da cui transita circa il 30% del petrolio e il 20% del gas mondiale. Una parte consistente delle forniture è destinata alla Cina, che si è detta contraria a qualunque limitazione al transito marittimo, alimentando tensioni diplomatiche.
L’effetto immediato sui mercati non si è fatto attendere. In apertura, i prezzi del petrolio WTI e del Brent sono saliti di oltre il 4%, raggiungendo i massimi degli ultimi cinque mesi. Tuttavia, il WTI ha successivamente invertito la rotta.

Petrolio in calo, gas stabile: reazioni miste dei mercati
Nel primo pomeriggio di oggi, il petrolio WTI è sceso dello 0,24%, attestandosi a 73,71 dollari al barile a New York. Questo lieve calo rappresenta una correzione tecnica dopo il recente rally, piuttosto che un’inversione di tendenza. Il prezzo rimane infatti elevato, riflettendo il rischio geopolitico ancora alto. Come riportato da ansa.it
Parallelamente, il prezzo del gas naturale europeo si è stabilizzato attorno a 41 € per megawattora, confermando le preoccupazioni per eventuali interruzioni delle forniture.
Le borse asiatiche hanno registrato movimenti contrastanti: Tokyo ha chiuso in calo, mentre Shanghai ha tentato un lieve recupero. Gli investitori restano prudenti, favorendo asset rifugio come l’oro e il dollaro.
Negli Stati Uniti, Wall Street ha aperto in territorio negativo, risentendo del contesto internazionale e delle attese per le prossime trimestrali aziendali. Il Dow Jones, il Nasdaq e lo S&P 500 mostrano una tendenza al ribasso. Vedremo cosa accadrà in questa altalena dei prezzi e cosa farà l’Iran con lo stretto di Hormuz.