Pfizer registra un calo dell’efficacia del vaccino contro il Covid a sei mesi di distanza dalla somministrazione della seconda dose.
Preoccupano o quantomeno spingono ad una valutazione i nuovi dati sull’efficacia del vaccino Pfizer contro il Covid: secondo gli ultimi dati a disposizione, l’efficacia cala in maniera considerevole a sei mesi di distanza dalla somministrazione della seconda dose. E inevitabilmente si torna a parlare della possibilità di procedere con un booster, ossia con una terza dose di vaccino.
Vaccino Covid, l’efficacia di Pfizer in calo dopo sei mesi dalla somministrazione della seconda dose
I dati, ancora in fase di revisione, evidenziano come a distanza di sei mesi dalla somministrazione della seconda dose l’efficacia nella prevenzione del contagio passi dal 96% all’83% circa (83,7% per la precisione). La buona notizia è che contro le forme gravi della malattia l’efficacia resta al 97%.
Numeri alla mano, nei sei mesi successivi alla somministrazione della seconda dose del vaccino, l’efficacia del vaccino Pfizer è diminuita del sei per cento circa ogni due mesi. Numeri non proprio rassicuranti, nel caso in cui dovessero essere confermati.
L’ipotesi della terza dose di vaccino
Non è un caso che si torni a parlare con una certa insistenza della somministrazione della terza dose del vaccino. Pfizer ha già avviato i lavori negli Stati Uniti, anche se al momento le autorità sanitarie Usa ritengono che la terza dose non sia necessaria.
Pfizer ha condiviso intanto i risultati della sperimentazione sulla terza dose: il livello di anticorpi è aumentato in maniera considerevole, e per questo motivo la società consiglia di prendere in considerazione la terza dose. Anche perché la variante Delta si è dimostrata insidiosa anche tra soggetti vaccinati.
In Italia gli esperti si dividono. Qualche settimana fa la somministrazione della terza dose era considerata molto probabile dal ministro della Salute Roberto Speranza e da esponenti di spicco del Comitato Tecnico Scientifico. Ora la discussione è passata in secondo piano, in attesa che i dati diano delle indicazioni chiare sulla durata degli anticorpi.
“È troppo presto per confermare se e quando sarà necessaria una dose di richiamo per i vaccini Covid-19, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne di immunizzazione e dagli studi in corso per capire quanto durerà la protezione dai vaccini“, è la posizione dell’Agenzia Europea dei Medicinali.