Migranti: il piano di von der Leyen per gestire i flussi

Migranti: il piano di von der Leyen per gestire i flussi

La presidente della Commissione Ue ha inviato un documento in cui delinea il suo piano per gestire l’immigrazione.

Rafforzare le frontiere e promuovere i rimpatri: questo è l’obiettivo del piano di 15 punti della presidente della Commissione Ursula von der Leyen. In vista del Consiglio europeo del 9 e del 10 febbraio il documento inviato ai leader dei 27 anticipa il tema principale di discussione del prossimo vertice. Il tema «è in cima alla lista delle questioni per le quali i cittadini si aspettano una forte risposta da parte dell’Ue» e proprio per questo «è presa di mira da chi vuole destabilizzare il progetto europeo», scrive la presidente von der Leyen nella lettera allegata al documeto.

Per la presidente dell’esecutivo europeo la strada maestra è adottare il Patto sulla migrazione e l’asilo, «ma l’imperativo di concordare una soluzione strutturale non significa che non possiamo agire ora». Quello che il documento prevede è un rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne dell’Unione europea unitamente al supporto ai paesi Nordafricani per pattugliare il Mediterraneo. Inoltre, il piano prevede anche degli hotspot ai confini Ue nei Balcani per esaminare le domande d’asilo con una procedura accelerata e valutare eventuali rimpatri.

Ursula von der Leyen

Cosa prevede il documento inviato dalla presidente ai leader dei 27 paesi

Von der Leyen prevede anche accordi con i paesi d’origine dei migranti utilizzando la leva dei visti e degli accordi commerciali in fase di negoziazione per costringerli a riprendersi i loro connazionali. Non solo, ma anche una redistribuzione dei rifugiati in tutti i paesi dell’Unione. Un piano d’azione di 15 punti per affrontare la gestione dei flussi di migranti verso l’Ue che rappresenta «una delle principali sfide globali della nostra epoca».

I 15 punti del piano della presidente sui migranti sono divisi in quattro aree, quelle in cui, secondo von der Leyen sono quelle in cui si può davvero fare la differenza nell’immediato. Ovvero: rafforzare le frontiere esterne; accelerare le procedure di frontiera e i rimpatri; affrontare i movimenti secondari e migliorare la solidarietà; lavorare con i partner per migliorare la gestione dei rimpatri.