Tredici anni fa, il 20 dicembre 2006, moriva Piergiorgio Welby. L’uomo, colpito da distrofia muscolare, è diventato il simbolo della battaglia per la libertà sul fine vita.
Il 20 dicembre 2006 Piergiorgio Welby moriva, ponendo fine alla sua sofferenza. Nato a Roma nel 1945, il giovane inizia a avere i primi segni della distrofia muscolare da ragazzino. La malattia, progredendo lentamente, lo costrinse a lasciare la scuola, non gli consentì più di camminare e infine di parlare, di compiere movimenti e, nello stadio finale, a stare immobile su un letto, sempre a mente lucida.
La distrofia muscolare
Durante gli anni sessanta e settanta, Piergiorgio Welby trovò parziale sollievo dalle sofferenze facendo uso di droghe, dipingendo e scrivendo. Negli anni ottanta le sue condizioni peggiorarono ulteriormente, tanto da necessitare una disintossicazione dalle droghe e per questo fece uso di metadone, che sortì l’effetto desiderato, ma nel frattempo la malattia gli fece perdere l’uso delle gambe. Nel 1997, in seguito a una crisi respiratoria, Welby fu sottoposto a una tracheotomia dopo essere stato in coma.
La battaglia per il fine vita
Questa condizione lo spinse a chiedere più volte che gli venisse ‘staccata la spina’, ma la sua richiesta non fu accolta in quanto contrastante con le leggi in vigore.
Il Partito Radicale gli concesse spazio per portare alla ribalta la situazione. E Welby divenne co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni.
La morte di Piergiorgio Welby
Il 20 dicembre 2006 Piergiorgio Welby, a seguito del distaccamento del respiratore artificiale e previa somministrazione di sedativi, dopo aver chiesto più volte di porre termine alla sua vita a causa delle sue condizioni, spira all’età di 60 anni.