Un recente studio ha portato alla luce dettagli sorprendenti sulla polvere del Sahara arrivata in Europa nel 2022: ecco cosa hanno scoperto gli scienziati.
Un’analisi condotta dal Laboratoire des Sciences du Climat et de l’Environnement ha rivelato che, la polvere proveniente dal Sahara e giunta in Europa nel 2022, conteneva isotopi radioattivi come plutonio e cesio. Lo studio, che ha analizzato 110 campioni di polvere raccolti in diverse zone europee, ha suscitato grande attenzione per il possibile impatto sulla salute pubblica e sull’ambiente.
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Polvere del Sahara in Europa: la scoperta inquietante sui livelli di radioattività
Gli esperti, tuttavia, rassicurano: le concentrazioni rilevate sono risultate inferiori ai livelli considerati pericolosi per la salute umana. Nonostante ciò, la presenza di materiali radioattivi solleva interrogativi sulla provenienza di queste particelle e sulle implicazioni per il futuro.
Secondo lo studio, la radioattività riscontrata non è riconducibile ai test nucleari condotti dalla Francia negli anni ’60 in Algeria. Questa ipotesi, inizialmente avanzata, è stata esclusa dagli scienziati dopo un’analisi approfondita della composizione degli isotopi trovati nei campioni.
In realtà, la radioattività individuata deriva dai test nucleari eseguiti dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda.
Gli esperti hanno identificato una chiara corrispondenza con i residui rilasciati nell’atmosfera in quel periodo storico, confermando che queste particelle possono restare in circolazione per decenni.
Impatti sulla salute e sull’ambiente
Nonostante i livelli di radioattività siano sotto la soglia di pericolo, gli scienziati avvertono che le tempeste di sabbia possono comunque peggiorare la qualità dell’aria e avere effetti negativi sulla salute respiratoria, soprattutto per le persone più vulnerabili, come anziani e soggetti con patologie polmonari.
Questa scoperta sottolinea la necessità di un monitoraggio costante delle polveri atmosferiche e dei loro possibili effetti a lungo termine.
L’interazione tra i cambiamenti climatici e la frequenza crescente di tempeste di sabbia potrebbe, infatti, rendere questi fenomeni ancora più rilevanti per la salute pubblica nei prossimi anni.