Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, ha parlato della situazione di Gaza dopo la pace tra Israele e Hamas.
Nelle scorse ore Israele ha messo fine allo stato di emergenza al sud del Paese. Si tratta della prima volta dal quel tragico 7 ottobre 2023 nel quale Hamas si era macchiato del tremendo attacco che ha poi scatenato la guerra a Gaza. Una situazione che sembra essere piano piano in fase di risoluzione ma sulla quale, come riferito dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, dovrà fare i conti con diversi aspetti e incognite.

Pizzaballa e la rinascita di Gaza
In una intervista rilasciata a La Stampa, Pizzaballa ha commentato la situazione legata a Gaza con la tregua e l’accordo di pace tra Israele e Hamas: “Gaza volta pagina ma serve un salto generazionale e decidere sul suo futuro non spetta alle leadership che hanno reso la Striscia un cumulo di macerie”, ha detto l’uomo della Santa Chiesa. “La ricostruzione di Gaza non la faranno Kushner o Blair. La ricostruzione vera la faranno quei volontari che nel territorio, uno dopo l’altro, sporcandosi le mani saranno capaci di ricostruire il tessuto civile e umano che la guerra ha distrutto”.
Il cardinale ha posto l’accento sulla difficile situazione della Striscia con particolare passaggio alle “maceria umane oltreché materiali. Scuole, ospedali, case non esistono più. C’è un odio che è stato scatenato dalla guerra e che a sua volta ne ha generato di nuovo […]”.
Il ruolo della Chiesa
Pizzaballa, facendo riferimento all’offerta di Papa Leone XIV di usare il Vaticano come sede di incontro tra “nemici” ha detto: “La Santa Sede può aiutare la pace, può essere uno spazio per il dialogo così come sono utili tutte le altre realtà dove ci si possa incontrare. È necessario creare una rete. Non solo la Santa Sede ma le Chiese, le realtà religiose […] Finora, invece, abbiamo lasciato la narrativa solo agli estremisti”.
Che la tregua a Gaza sia fragile lo si deve anche ad una condizione presente da anni: “Le divisioni tra israeliani e palestinesi sono forti e in questo momento non si intravede una leadership con una visione sia politica sia religiosa. Solo una pacificazione autentica silenzia in maniera durevole i rumori di guerra e la vuota retorica dei potenti“.