Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) ha annunciato il proprio scioglimento e la fine della lotta armata contro lo Stato turco.
Per oltre quattro decenni, la lotta armata del PKK ha rappresentato una delle principali sfide alla stabilità interna della Turchia. Dal 1984, anno in cui è iniziata ufficialmente l’insurrezione armata del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, il conflitto ha causato la morte di oltre 40.000 persone. Il gruppo armato, nato con l’obiettivo di ottenere maggiore autonomia e diritti per la popolazione curda, ha alimentato una spirale di violenza con lo Stato turco, con impatti profondi sulla società e sulla politica nazionale.
Nonostante i vari tentativi di mediazione nel corso degli anni, tra cui un importante processo di pace avviato nel 2013 e interrotto due anni dopo, le ostilità non sono mai cessate del tutto. Le tensioni si sono riflesse anche nel contesto regionale, con diramazioni in Siria e Iraq, complicando ulteriormente il panorama geopolitico. Tuttavia, qualcosa ha cominciato a cambiare negli ultimi mesi.

L’appello di Ocalan e il congresso decisivo
Il 27 febbraio scorso, Abdullah Ocalan, storico leader del PKK detenuto dal 1999, ha lanciato un appello inatteso: porre fine alla guerriglia e avviare una nuova fase politica. L’invito è arrivato dopo un processo di mediazione promosso dal partito filo-curdo DEM, sostenuto da Devlet Bahceli, alleato del presidente Erdogan. La risposta non si è fatta attendere.
Il primo marzo, il PKK ha dichiarato un cessate il fuoco immediato. Ma la vera svolta si è consumata silenziosamente durante il 12° congresso del PKK, tenutosi la scorsa settimana. Solo oggi è arrivato l’annuncio ufficiale che segna la fine di un’epoca.
Il PKK si scioglie e depone le armi
Con una dichiarazione diffusa dall’agenzia di stampa curda ANF, il PKK ha annunciato la decisione di sciogliere la propria struttura organizzativa e porre fine alla lotta armata. Il governo turco ha accolto la notizia con cautela, chiedendo che lo scioglimento coinvolga tutte le fazioni del movimento, compresa l’YPG in Siria. Ankara ha inoltre negato ogni ipotesi di concessione di autonomia regionale.
La decisione del PKK rappresenta un momento storico per la Turchia e per l’intera regione, ponendo fine a uno dei più lunghi conflitti interni del Medio Oriente. Vuoi che ti tenga aggiornato su ulteriori sviluppi di questa vicenda?