Povertà assoluta in aumento in Italia: il report Istat svela un calo del 4,5% nel potere d’acquisto delle retribuzioni.
Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha visto un aumento significativo della povertà assoluta. Questa ora colpisce 5,75 milioni di persone, pari al 9,8% della popolazione.
Questi dati evidenziano il tasso più alto registrato nell’ultimo decennio, secondo il rapporto annuale dell’Istat. Insieme all’aumento della povertà, diminuisce il potere d’acquisto al 4,5%.
Aumento della povertà assoluta in Italia: dati preoccupanti
L’inflazione e il rallentamento della crescita economica sono tra le cause principali di questo fenomeno, che ha colpito duramente soprattutto le fasce meno abbienti della popolazione.
I dati, come riportato da Tg24.sky.it, mostrano che i minori sono tra i più colpiti, con un tasso di povertà del 14%. Quasi triplo rispetto alla fascia d’età tra i 65 e i 74 anni, che si attesta al 5,4%.
Questo divario è legato alla perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni. Questo valore non hanno tenuto il passo con l’aumento dei prezzi.
Negli ultimi dieci anni, le retribuzioni lorde reali in Italia hanno perso il 4,5% del loro potere d’acquisto. Questo ha contribuito all’aumento del fenomeno dei “working poor“.
Si tratta di un fenomeno che vede rientrare le persone che lavorano nella categoria socioeconomica della povertà assoluta.
Il lavoro autonomo ha resistito meglio rispetto a quello dipendente durante i periodi di alta inflazione. Ma il reddito da lavoro, in generale, ha visto diminuire la sua capacità di proteggere i single e le famiglie dal disagio economico.
Il paradosso delle famiglie meno abbienti
L’inflazione ha colpito in modo sproporzionato le famiglie meno abbienti. Quest’ultime dedicano una quota maggiore della loro spesa a beni e servizi essenziali come i consumi alimentari.
Le famiglie a minor reddito sono particolarmente esposte all’aumento dei prezzi del cibo (+17% su base annua) e delle utenze (affitti, acqua, luce).
Al contrario, le categorie di spesa che hanno visto aumenti minori, come ristoranti, beni ricreativi, abbigliamento e trasporti, rappresentano una parte più significativa del consumo delle famiglie più ricche.