L’elezione di Robert Francis Prevost a nuovo Papa, Leone XIV, e il retroscena durante il conclave con il “gesto” di Pietro Parolin.
La Chiesa ha una nuova Guida: Robert Francis Prevost è stato eletto nuovo Papa con il nome di Leone XIV. Una scelta che ha sorpreso praticamente tutti visto che il cardinale, almeno inizialmente, non figurava nella lista dei candidati favoriti all’elezione come nuovo Santo Padre. In questo senso, secondo quanto è filtrato, decisivo sembra essere stato un “gesto” di Pietro Parolin durante il conclave.

Prevost nuovo Papa: ecco Leone XIV
Il mondo intero stava seguendo con trepidazione il conclave 2025 inziato nella giornata di mercoledì 7 maggio ma nessuno si aspettava che il nome del nuovo Papa potesse arrivare a distanza di solo un giorno e qualche ora dopo l’avvio della riunione tra i cardinali. Invece, ecco la tanto attesa fumata bianca essere arrivata poco dopo le 18 di giovedì 8 maggio 2025 con il famoso “habemus papam” annunciato poco dopo.
Il Santo Padre che succede a Papa Francesco è diventato Robert Francis Prevost, primo Pontefice americano della storia. L’uomo di Chiesa ha scelto il nome di Papa Leone XIV. Una elezione che ha sorpreso molti e che, stando a quanto si apprende, è stata frutto anche di alcuni retroscena durante il conclave.
Il “gesto” di Parolin durante il conclave
Come sottolineato da diversi media, tra cui il Corriere della Sera, il nome di Prevost ha messo tutti d’accordo, o quasi, durante il conclave. La scelta del Papa americano è stata dettata, però, anche da un importante gesto di uno dei favoriti: Pietro Parolin. Secondo il quotidiano, infatti, “le voci di dentro, parlano di un Conclave che si è aperto con la conta dei voti che ha mostrato un numero consistente di preferenze per Parolin, ma non tale da poter raggiungere una condivisione granitica, capace di affrontare compatta le divisioni fuori e dentro la Chiesa”.
Da qui la scelta dello stesso Parolin: “[…] dentro le mura leonine, c’era chi sussurrava di un suo generoso passo indietro con preferenze pilotate in favore del candidato in ascesa, Prevost. E c’era persino chi favoleggiava che il passo indietro di Parolin fosse stato all’origine del grande ritardo con cui è apparsa la fumata nera del primo giorno […]”.
Ovviamente non ci sono certezze di questo, ma la teoria sembra più che plausibile. Quello che è sicuro è che Prevost ha messo quasi tutti d’accordo diventando il nuovo Papa dopo Bergoglio.
Il “tradimento”
Ma sul nuovo Papa e la situazione legata alla figura di Parolin c’è anche una versione diversa messa in evidenza da Il Giornale. A prendersi la scena sarebbe stato l’attivismo dell’arcivescovo di New York Timothy Dolan che avrebbe “giocato da kingmaker, puntando subito su quella figura così atipica, al crocevia fra culture diverse: un padre con origini francesi e italiane, una madre spagnola. E poi la dimensione missionaria, ma senza perdere il radicamento negli Usa”.
In questo senso, secondo quanto si legge su Il Giornale, “Dolan, secondo molti osservatori, è riuscito a calamitare gli elettori del Nordamerica e del Sudamerica, di più quelli di lingua inglese, o meglio quelli legati al Commonwealth, insomma il vecchio impero britannico, dal Sudafrica all’India e alle Isole Tonga”. Insomma, al netto del buon pacchetto di voti di Parolin, l’italiano sarebbe stato “tradito” dai voti dei cardinali di Asia e Africa.