È stata approvata la richiesta di suicidio assistito di un uomo di 43 anni tetraplegico: si tratta del primo storico caso in Italia.
La storia di Mario, camionista marchigiano di 43 anni, tetraplegico, è destinata a rimanere nella storia dell’Italia: si tratta del primo caso di suicidio assistito autorizzato nel nostro Paese.
Prima di avviare la pratica per il suicidio assistito in Italia, Mario aveva deciso di andare in Svizzera, dove il suicidio assistito è consentito e ormai è una pratica consolidata. Applicata ovviamente con criteri ferrei ma radicata culturalmente. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale italiana, che ha aperto al suicidio assistito anche in Italia, Mario ha scelto di morire nel suo paese, nella sua casa, vicino ai sui cari.
Primo caso di suicidio assistito in Italia
Tetraplegico e sostanzialmente immobilizzato da dieci anni, Mario ha deciso di avviare l’iter per richiedere il suicidio assistito. Un iter durato tredici lunghissimi mesi che alla fine ha portato al via libera da parte del Comitato etico dell’azienda sanitaria competente.
Nel corso di questi tredici mesi sono stati effettuati test ed esami per verificare che fossero soddisfatti i requisiti richiesti dalla Corte Costituzione, che ha approvato il suicidio assistito per i casi in cui sia verificabile l’irreversibilità dalla malattia (quindi l’impossibilità di guarire), l’insostenibilità del dolore e la volontà del paziente.
Dovrà essere lui a somministrarsi il farmaco letale. Il suicidio assistito infatti, a differenza dell’eutanasia, non prevede l’intervento dei medici.
Sono quattro le condizioni poste dalla legge italiana perché si possa procedere con il suicidio assistito:
il paziente è tenuto in vita da trattamento di sostegno vitali;
il paziente è affetto da una patologia irreversibile;
la sua patologia è fonte di sofferenze intollerabili;
il paziente è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.
La Regione Marche: dubbi sul farmaco, decide il Tribunale di Ancona
Nel pomeriggio del 23 novembre 2021 la Regione Marche ha reso noto che la decisione finale sul caso sarà assunta dal tribunale di Ancona. La questione passa ai giudici per i dubbi che circondano la modalità e la metodica somministrazione del Tiopentale sodico, il farmaco letale.
Il Vaticano: “La strada più convincente ci sembra quella delle cure palliative”
Sul caso di Mario è intervenuto anche il Vaticano, che ha fatto sapere di ritenere quella delle cure palliative come la più convincente in quanto contemplano la possibilità di sospendere tutti i trattamenti considerati sproporzionati dal paziente.
Deciso il farmaco per Mario
Nel febbraio del 2022 la commissione multidisciplinare istituita dall’Asur ha dato il via libera alla somministrazione del Tiopentone, considerato come farmaco idoneo per la pratica del suicidio medicalmente assistito. Si tratta di un tassello importante non solo per la storia di Mario ma anche per l’Italia. Il via libera al farmaco e alle modalità di somministrazione vanno a creare un precedente che non potrà non essere tenuto in considerazione.