Privatizzazioni e manovra finanziaria

Privatizzazioni e manovra finanziaria

Tra critiche e opposizioni, il futuro economico del paese resta incerto.

C’è grande attenzione sul finanziamento della manovra finanziaria. Il governo sta cercando risorse, ma la gente ha paura di nuove tasse. Le imprese temono di dover sostenere maggiori oneri fiscali, mentre tutte le promesse si accumulano in un contesto di scarse risorse. Eppure, in questa situazione tutt’altro che piacevole, emergono forti opposizioni alle privatizzazioni.

Il ministro Giorgetti ha dichiarato che procederà rapidamente con la vendita di una quota del 15% delle Poste, ma questa rappresenta solo la prima tappa di una serie di alienazioni di azioni pubbliche, che dovrebbe portare nelle casse dello Stato risorse preziose, si parla di sette-otto miliardi.

Tra queste alienazioni figurano anche le azioni del Monte dei Paschi di Siena, la possibile privatizzazione delle Ferrovie e delle Poste, e così via.

C’è chi sostiene che si tratti solo di “fare cassa“, ma in realtà si tratta di risorse necessarie, denaro fondamentale per ridurre non solo il debito pubblico, ma anche per liberare risorse per gli investimenti.

È chiaro che la questione fiscale è importante, ma se non si investe, non si crea occupazione e il paese non cresce. Le polemiche purtroppo arrivano da entrambi gli schieramenti, sia a destra che a sinistra, con chi accusa il governo di voler “vendere i gioielli di famiglia”.

Tuttavia, mi viene in mente una celebre frase di un vecchio leader cinese, Deng Xiaoping, che diceva: “Non importa se il gatto è bianco o nero, l’importante è che prenda i topi.” Questo significa che, al di là della vendita di quote pubbliche, ciò che conta è che le aziende siano ben gestite.