Orribile racconto di una donna, stuprata e poi fuggita dal suo aggressore a Priverno. Sui social le parole della vittima.
Una donna di 30 anni di Priverno, in provincia di Latina, ha raccontato il terribile episodio di violenza sessuale da lei subito. La vittima ha svelato di essere stata stuprata da un suo conoscente che poi l’ha abbandonata in uno stabile. Nelle parole della ragazza, anche le fasi di fuga dove, per sfuggire all’aggressore si è dovuta nascondere, nuda, in un rovo di spine.
Stuprata a Priverno: i fatti
Il terribile episodio di violenza sessuale ai danni della donna è avvenuto la notte tra il primo e il 2 di novembre a Priverno. La vittima, una 30enne, ha raccontato di essere stata stuprata e poi abbandonata in uno stabile da uno conoscente. Secondo la ricostruzione, la ragazza stava camminando a piedi quando l’accusato, un 22enne, le avrebbe offerto un passaggio con il suo scooter.
Solo dopo, il gesto che poteva sembrare carino si è trasformato in un orrore. “Era un conoscente, avevo fretta di tornare da mia figlia, ho accettato il passaggio e ho sbagliato. Ma solo per questo è stato giusto subire tutto ciò?”, ha dichiarato la donna via social.
Secondo quanto si apprende, ad aiutare la vittima sarebbe stata una persona che l’ha trovata e portata all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. I medici hanno dato una prognosi di dieci giorni riscontrando un trauma cranico, contusioni ed escoriazioni multiple. Dopo i controlli è poi arrivata la denuncia ai carabinieri.
Il racconto della vittima
Come anticipato, però, oltre alla denuncia, la donna ha voluto parlare pubblicamente di quanto subito e lo ha fatto con un lungo sfogo sui social ripreso dal Corriere della Sera e dai principali quotidiani.
Molto pesanti i primi passaggi sull’abuso subito: “I suoi urli, la sua violenza carnale, i suoi pugni in testa…ho reagito nel momento in cui ero sicura di non sbagliare e di riuscire a scappare. Ho sopportato il freddo nuda sei ore in mezzo alle spine e agli alberi per non farmi trovare, perché mi ha cercata per ore”.
Solo dopo tanto tempo e molta pazienza, la donna ha provato a muoversi: “Quando non mi ha più cercata, e quando sentivo che il mio corpo non si muoveva più perché intorpidito dal freddo e dallo choc, pur di trovare un uscita sicura dove poter chiedere aiuto, mi sono portata avanti al petto tutti gli alberi, rami e spine camminando al buio pesto. Sapete perché? Per tornare da mia figlia! La mia unica ragione di vita”.