Manifestazioni pro-Palestina che si svolgono in diverse città nel Giorno della Memoria, nonostante i divieti ufficiali.
Il 27 gennaio, Giorno della Memoria dedicato al ricordo dell’orrore della Shoah, si è trasformato in una giornata di tensione in Italia. Nonostante le direttive delle questure che richiedevano il rinvio delle manifestazioni pro-Palestina, numerosi gruppi di giovani palestinesi hanno annunciato la loro intenzione di scendere ugualmente in piazza nelle città di Milano, Roma, Napoli e Cagliari. Questa decisione ha sollevato preoccupazioni sulla possibile escalation di tensioni in un giorno simbolicamente significativo.
La decisione delle autorità e le reazioni dei manifestanti
Le questure, seguendo una circolare del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, avevano proposto il rinvio dei cortei, enfatizzando la delicatezza del giorno commemorativo. Tuttavia, le risposte dei gruppi palestinesi sono state di ferma opposizione. “La repressione non ci fermerà“, hanno dichiarato, sottolineando la loro volontà di manifestare nonostante i divieti. Maya Issa, presidente del Movimento degli studenti palestinesi, ha espresso la propria indignazione per l’influenza esercitata dalla comunità ebraica sulle decisioni riguardanti le manifestazioni.
Momenti di tensione e posizioni contrastanti
Il clima di tensione si è già manifestato il giorno precedente a Roma, dove durante un sit-in presso la Farnesina alcuni manifestanti hanno tentato di vandalizzare simbolicamente la bandiera di Israele. Inoltre, Gabriele Rubini, noto come chef Rubio e sostenitore della causa palestinese, è stato fermato dalla polizia trovando nel suo veicolo una tanica contenente sangue animale, presumibilmente per uso culinario. La polizia scientifica ha prelevato un campione per analisi.
Mentre alcuni gruppi hanno deciso di sfidare i divieti, come la Rete per Palestina a Napoli che ha organizzato un sit-in, altri hanno optato per il rispetto delle ordinanze. L’associazione dei palestinesi d’Italia, ad esempio, ha posticipato il corteo di Milano a domenica, evidenziando la varietà di approcci all’interno della comunità.
Il Giorno della Memoria si è così trasformato in una giornata non solo di riflessione sull’orrore della Shoah, ma anche di controversia politica e sociale, riflettendo le complesse dinamiche tra memoria storica e attualismo politico.