Strage di Capaci, confermati quattro ergastoli in secondo grado. Assolto il boss Tutino

Strage di Capaci, confermati quattro ergastoli in secondo grado. Assolto il boss Tutino

Processo bis sulla strage di Capaci. In secondo grado confermati quattro ergastoli. Assolto il boss Tutino.

CALTANISSETTA – Si è concluso il processo bis sulla strage di Capaci. La Corte d’Appello di Caltanissetta ha condannato all’ergastolo Salvo Madonia, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tintirello. Assolto, invece, Vittorio Tutino.

Il percorso giudiziario è iniziato dopo le dichiarazioni del pentito Spatuzza. I giudici di secondo grado hanno confermato quanto deciso in primo grado con gli imputati che potrebbero decidere di ricorrere in Cassazione per chiedere una revisione della sentenza.

La sentenza

La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Appello di Caltanissetta dopo quanto deciso in primo grado. Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero avuto un ruolo fondamentale sia nella fase organizzativa che nel reperimento dell’esplosivo per l’attentato del 23 maggio 1992.

Il processo-bis, come riportato da La Repubblica, si è aperto dopo le rivelazioni del pentito Spatuzza. Alla fine i giudici hanno deciso di confermare l’ergastolo per quattro degli imputati (tra questi anche Salvo Madonia considerato tra i mandanti della strage). Confermata l’assoluzione, invece, per Tutino per non aver commesso il fatto.

Tribunale

Maria Falcone: “Sentenza che ci consegna un quadro più nitido”

La sentenza è stata commentata da Maria Falcone, la sorella di Giovanni, citata dal quotidiano italiano: “La decisione della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta conferma il grande impegno della Procura e della Procura Generale che sono riuscite a scrivere i capitoli finora rimasti oscuri dall’attentato di Capaci, individuando la responsabilità dei capimafia che erano riusciti a sfuggire alle indagini. Il prezioso lavoro di magistrati di Caltanissetta che non hanno mai smesso di cercare la verità sugli eccidi del ’92 ci consegna finalmente un quadro più nitido di quanto avvenne quel tragico 23 maggio di 28 anni fa“.

L’auspicio – conclude la sorella – è che si arrivi in tempi celeri alla conclusione dell’ultima tranche aperta del processo che vede imputato il boss latitante Matteo Messina Denaro“.