Musk ha sostenuto che i suoi tweet erano un modo democratico di comunicare, che non influivano sulle azioni di Tesla.
L’attuale proprietario di Twitter, Elon Musk, era stato accusato di frode da parte degli investitori, in seguito a un tweet del 2018 che il magnate americano aveva pubblicato per quanto riguarda le intenzioni su Tesla in borsa. Dopo meno di due ore di camera di consiglio non è stato ritenuto colpevole di frode verso gli investitori.
Quattro anni fa, il leader delle auto elettriche aveva twittato un post sulle intenzioni delle quotazioni in borsa di Tesla, scatenando l’ira degli investitori che si erano affidati alle sue parole. Nelle scorse settimane Musk era salito sul banco dei testimoni a San Francisco, difendendosi per mezz’ora.
Il processo
La denuncia era arrivata da un investitore secondo cui Musk non aveva i fondi per il delisting di Tesla, quando invece aveva garantito la copertura finanziaria per la privatizzazione dell’azienda con una valutazione di 420 dollari per azione, rivelando che “il sostegno dell’investitore per l’accordo era stato confermato”.
Di conseguenza, lo scambio dei titoli a Wall Street era stato bloccato ma a conti fatti lo scenario previsto dal miliardario non si è davvero verificato. Elon è arrivato così in Tribunale per difendersi dalle accuse che lo incolpavano di frode. “Solo perché è un tweet sbagliato non lo rende una frode”, aveva dichiarato ai giurati.
Il caso è stato visto come un test per verificare se Musk possa essere ritenuto responsabile per il suo uso disinvolto di Twitter. Dopo meno di due ore di camera di consiglio, però, la giuria ha stabilito che l’amministratore delegato di Tesla non ha ingannato gli investitori.