Processo Eni-Shell-Nigeria, indagati i pm di Milano per rifiuto di atti d’ufficio

Processo Eni-Shell-Nigeria, indagati i pm di Milano per rifiuto di atti d’ufficio

Processo Eni-Shell-Nigeria, assolti Descalzi e Scaroni perché il fatto non sussiste.

MILANO – Processo Eni-Shell-Nigeria, assolti Descalzi e Scaroni. Il Tribunale di Milano, nonostante la richiesta a otto anni da parte del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, ha deciso di non condannare l’attuale amministratore delegato di Eni e il suo predecessore, ora presidente del Milan.

L’accusa era di corruzione internazionale con al centro l’acquisizione dei diritti di esplorazione del blocco petrolifero Opl245 in Nigeria. Un procedimento processuale che si è concluso con l’assoluzione dei due principali indagati perché il fatto non sussiste e delle società Eni e Shell, anche loro finite sul banco degli imputati. Si conclude, almeno per il momento, una vicenda che ha tenuto banco in Italia per diverso tempo. E la sentenza è arrivata quasi un anno dopo dalla richiesta avanzata dalla Procura di Milano.

Le motivazioni

Nelle motivazioni è precisata l’incomprensibile “scelta della Procura di non depositare agli atti una prova di estrema rilevanza perché metteva alla luce come Vincenzo Armanna pianificasse di ricattare i vertici della società petrolifera“.

Indagati i pm di Milano

Una vicenda che, come scritto dal Corriere della Sera, ha portato ad iscrivere sul registro degli indagati i pm di Milano con l’accusa di rifiuto di atti d’ufficio.

Severino: “Restituita la reputazione professionale a Descalzi”

Nessun commento da parte dei diretti interessati subito dopo la prima sentenza. L’unica ad aver rilanciato alcune dichiarazioni è stata Paola Severino, avvocato dell’amministratore delegato di Eni: “Finalmente a Claudio Descalzi è stata restituita la sua reputazione professionale e a Eni il suo ruolo di grande azienda“, le sue parole riportate da La Repubblica.

Tribunale

La richiesta della Procura

Otto anni per Claudio Descalzi e Paolo Scaroni. Era questa la richiesta, come riportato dall’Ansa, avanzata dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale per il processo Eni-Shell-Nigeria.

La Procura, inoltre, aveva chiesto anche la confisca di un miliardo e 92 dollari, la cifra che sarebbe stata data per ottenere i diritti di esplorazione del blocco petrolifero. Richieste non accolte dal Tribunale di Milano. I due imputati sono stati assolti e nei prossimi giorni saranno pubblicate le motivazioni di questa sentenza. Non si esclude un ricorso in secondo grado da parte della stessa Procura per cercare di vedere ribaltare la decisione presa dalla Corte d’Assise di Milano..