Il dipartimento di Giustizia Usa sfiderà il colosso tecnologico davanti ai giudici: in gioco c’è il “futuro di internet”.
“Stai cercando qualcosa? Vai su Google“, una frase comune nel mondo di oggi che sottolinea la diffusione capillare del predatore alpha dei motori di ricerca. Una predominazione sulla concorrenza che ha fatto storcere il naso all’antitrust americana. Il colosso tecnologico, infatti, si presenterà al banco degli imputati per sfidare le accuse di concorrenza sleale, nate nel 2020, del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America.
Le accuse mosse al motore di ricerca
Si tratta, probabilmente, del processo antitrust più pesante degli ultimi 25 anni che, secondo le decisioni dei giudici, potrebbe cambiare completamente il modo in cui gli utenti si interfacciano al web. Lo sottolinea anche Kenneth Dintzer, legale del Dipartimento di Giustizia, che ha spiegato che “questo caso riguarda il futuro di Internet e se Google avrà mai una significativa concorrenza“.
“Le prove – ha affermato Dintzer davanti al giudice – dimostreranno che ha chiesto l’esclusività dell’uso in default per bloccare i rivali. Negli ultimi 12 anni Google ha abusato del suo monopolio nella ricerca. Ci sono altri canali di ricerca? Sì. Sono altrettanto potenti? No, ma la migliore testimonianza di questo è il libretto degli assegni di Google“.
La difesa di Google
John Schmidtlein, avvocato che rappresenterà il motore di ricerca al processo, si è opposto a tutte le accuse presentate dal governo. Per il legale, oggi come oggi, “gli utenti hanno più opzioni che mai per la ricerca e l’accesso alle informazioni online“. In sostanza, la difesa sostiene di avere un prodotto migliore di tutti quelli presenti sul mercato.
La decisione finale del tribunale di Washington DC arriverà fra oltre dieci settimane, fino ad allora ci sarà ancora l’opportunità di risolvere i propri dubbi scrivendo nella famosa barra presente sopra a “Cerca” e “Mi sento fortunato“.