Bufera sulle Procure, la moglie di Palamara dirigente esterna della Regione Lazio

Bufera sulle Procure, la moglie di Palamara dirigente esterna della Regione Lazio

Nuova bufera su Luca Palamara. La moglie del magistrato è stata per tre anni dirigente esterna della Regione Lazio guidata da Zingaretti.

ROMA – La moglie di Luca Palamara dirigente esterna della Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti. E’ questa una delle ultime novità del caso Procura riportata da Il Fatto Quotidiano. Giovanna Remigi è stata al servizio del governatore democratico dal 2015 al 2017.

Un’esperienza che è stata riportata sul curriculum della consorte del magistrato indagato per corruzione che si difende: “Per gestire il suo lavoro mia moglie non ha mai avuto bisogno di me. Ha un curriculum di tutto rispetto nei più importanti studi amministrativi“. Una linea tenuta anche dall’ASP con una nota dell’ufficio stampa: “All’atto della chiusura dell’ASP, tutti i dipendenti sono stati trattati alla stessa maniera e i contratti a tempo arrivati successivamente, come sempre accade, sono stati gestiti in maniera trasparente e secondo le norme“.

Bufera sulle Procura, il richiamo del Consiglio di Stato

Le ultime vicende sulle Procure ha richiamato l’attenzione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che proprio nelle ultime ore ha avuto un incontro con il ministro Bonafede. Intanto arriva un richiamo da parte del presidente del Consiglio di Stato.

Un giudice all’altezza dei tempi – precisa Filippo Patroni Griffideve saper accettare, proprio in ossequio a un’etica pubblica collegata alla funzione, alcune limitazioni anche alla propria sfera di libertà e quindi evitare esternazioni che possono far dubitare della propria terzietà e frequentazioni che possono ripercuotersi negativamente sull’attività giudiziaria“.

Il giudice – conclude Patroni Griffi citato dall’ANSAnon può avere un proprio pensiero che non sia in linea con i valori fondamentali posti alla base della Costituzione su cui ha giurato e non può liberamente manifestare il proprio pensiero se questo appanna la proprietà terzietà“.

Il presidente del Consiglio di Stato chiede ai magistrati e ai giudici di porre maggiore attenzione alle dichiarazioni e alle uscite pubbliche che possono mettere a rischio la propria imparzialità.