Orrore, professore di medicina: violenza sessuale, false autopsie e gravi minacce

Orrore, professore di medicina: violenza sessuale, false autopsie e gravi minacce

Il turbolento scandalo che ha colpito l’Università di Torino: accuse di violenza sessuale e manipolazioni accademiche nel caso Di Vella.

In un susseguirsi di eventi che hanno scosso l’Università di Torino, il professor Giancarlo Di Vella, ex direttore della scuola di specializzazione di medicina legale, è stato posto agli arresti domiciliari, coinvolto in un turbolento scandalo che mescola accuse di violenza sessuale e manipolazioni accademiche. Tra il 2014 e il 2021, Di Vella avrebbe esercitato una pressione minacciosa sui suoi studenti, avvolgendo la prestigiosa istituzione in un’atmosfera di intimidazione e paura.

Le ombre di una carriera accademica

Se parlate, vi rovino” – con queste parole, Di Vella avrebbe tentato di soffocare ogni tentativo di denuncia da parte degli studenti, riguardo a comportamenti inappropriati e gestioni discutibili all’interno della scuola. Cinque specializzande hanno riferito di essere state vittime di violenza sessuale, descritta attraverso gesti non consensuali e avances indesiderate, delineando un quadro di persecuzione e molestie che ha sollevato interrogativi sull’integrità morale all’interno dell’ambito accademico.

L’indagine ha portato alla luce pratiche fraudolente atte a mascherare inadempienze e assenze, inclusa la creazione di autopsie fantasma – procedure mai effettivamente svolte ma registrate ai fini di ottenere crediti accademici. Queste rivelazioni hanno gettato un’ombra sulla qualità dell’educazione e sulla validità delle qualifiche ottenute attraverso il programma di specializzazione.

La risposta dell’accademia e le conseguenze

Con la scuola di specializzazione sospesa e l’accreditamento accademico revocato per l’anno accademico 2023-2024, l’Università di Torino si trova a dover affrontare una crisi di fiducia e reputazione. Mentre Di Vella si dichiara determinato a difendersi dalle accuse, che considera infondate, emerge anche il coinvolgimento di un altro professore associato, Emilio Nuzzolese, accusato di aver falsificato presenze per ottenere rimborsi.

La vicenda, densa di implicazioni etiche e legali, solleva questioni profonde sulle responsabilità delle istituzioni educative nel garantire un ambiente sicuro e rispettoso per studenti e docenti. Mentre le indagini proseguono, la comunità accademica e la società nel suo insieme attendono risposte e, soprattutto, giustizia per le presunte vittime di abusi e manipolazioni. La strada verso il recupero della credibilità e dell’integrità accademica appare impervia, ma necessaria per ristabilire la fiducia nelle istituzioni educative e nei loro rappresentanti.

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