Prof accoltellata a scuola: spunta fuori il possibile movente

Prof accoltellata a scuola: spunta fuori il possibile movente

Le indagini sull’accoltellamento contro la professoressa a Varese fanno luce su una possibile complicità dell’aggressore con i compagni.

Nella tranquilla mattinata di lunedì 5 febbraio, l’Istituto professionale Enaip di Varese è stato teatro di un episodio di inaudita violenza. La professoressa 57enne Sara Campiglio, è stata accoltellata all’ingresso della scuola da un suo studente, un ragazzo di 17 anni. Dopo la tragedia, il primo pensiero dell’insegnante è stato incredibile.

Le prime parole della prof dopo l’aggressione

Dopo l’aggressione davanti all’ingresso scolastico, i soccorsi sono intervenuti tempestivamente e la vittima è stata trasportata in codice giallo al pronto soccorso dell’Ospedale di Circolo di Varese. Qui, la professoressa è stata operata per multiple ferite da taglio: fortunatamente non si trova in gravi condizioni.

Nonostante la gravità dell’aggressione, le prime parole della professoressa Campiglio, una volta ricoverata all’ospedale di Circolo di Varese, sono state di preoccupazione per il benessere del suo aggressore.Ma lui come sta? Non capisco, vivo per loro da trent’anni”, ha dichiarato la donna, sottolineando il suo impegno decennale nell’educazione dei giovani.

Un attacco premeditato?

I famigliari dell’insegnante invece nutrono solo rancore nei confronti del giovane:Voleva uccidere, non c’è assolutamente una ragione per questa cosa, va fermato, va curato perché potrebbe rifarlo”. Le indagini, infatti, hanno rivelato che l’azione del giovane era premeditata. Il 17enne si era portato il coltello da casa e aveva atteso l’arrivo della docente per colpirla alle spalle con tre fendenti.

Tra le altre aggravanti contestate al ragazzo, quella dei i futili motivi e dell’aver agito contro un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sua funzioni. La Procura dei minori ha presentato al gip la richiesta di convalida dell’arresto, ma le indagini non sono ancora concluse. 

Mentre la procura dei minori procede con le indagini, analizzando i profili social e le chat di gruppo per capire se altri studenti fossero a conoscenza o coinvolti nell’aggressione, la comunità di Varese riflette su come prevenire simili episodi in futuro. Il movente, al momento, è da ricercarsi nella bocciatura al terzo anno.

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