La clamorosa profezia di Steve Jobs: aveva già previsto l’intelligenza artificiale

La clamorosa profezia di Steve Jobs: aveva già previsto l’intelligenza artificiale

Steve Jobs ha predetto l’avvento dell’intelligenza artificiale nel 1983, immaginando macchine capaci di rispondere come esseri umani.

Steve Jobs, riconosciuto come uno dei più grandi visionari tecnologici del nostro tempo, aveva predetto l’avvento dell’intelligenza artificiale.

Aveva parlato di “macchine” capaci di interagire con gli esseri umani in modo naturale, anticipando strumenti come ChatGPT di OpenAI, Gemini di Google e Claude di Anthropic.

La conferenza di Aspen

Nel 1983, come riportato da Libero.it, un giovane Steve Jobs immaginava un futuro in cui le macchine sarebbero state in grado di rispondere a domande con la stessa capacità di comprensione di una persona reale.

In un video recentemente reso pubblico dallo Steve Jobs Archive, in giacca e papillon, esprimeva la sua visione di uno strumento tecnologico che potesse racchiudere la conoscenza di grandi pensatori come Aristotele.

In quell’occasione, lo studioso parlava del futuro dei computer, evidenziando come negli Stati Uniti l’attenzione dei designer fosse maggiormente rivolta alla progettazione di automobili piuttosto che all’elettronica di consumo.

Però, era convinto che entro il 1986 le vendite dei computer avrebbero superato i 10 milioni di unità, e per questo esortava il pubblico a concentrarsi sul design di questi dispositivi.

La profezia di Steve Jobs sull’intelligenza artificiale

Il punto più affascinante del discorso di Steve Jobs fu quando descrisse la sua visione di strumenti futuri capaci di “catturare un insieme di principi di fondo o il modo in cui una persona guarda il mondo“.

Inoltre, ipotizzava che sarebbe stato possibile, ad esempio, chiedere ad Aristotele cosa avrebbe pensato di un determinato argomento.

Si tratta ovviamente di una chiara anticipazione dei chatbot basati sull’intelligenza artificiale che conosciamo oggi.

Questa visione era straordinaria per l’epoca, considerando che pensare a macchine in grado di generare risposte a domande in linguaggio naturale, era un’idea quasi fantascientifica, paragonabile all’idea di auto volanti.