La gente protesta a gran voce con iniziative contro l’aumento del gas e dell’elettricità, bollette bruciate in piazza.
I rincari sulle bollette hanno reso la situazione tremendamente insostenibile in Italia. Oggi tante le proteste che sono avvenute in diverse città con iniziative simboliche contro il vertiginoso aumento del gas e dell’elettricità. Da Torino fino a Taranto, lavoratori e casalinghe bruciano le proprie bollette in piazza urlando per ricevere l’attenzione dei “grandi”.
Le proteste in Italia
Sabato a Bologna, a due passi dalle Due Torri, è stata originata l’iniziativa organizzata dalla campagna ‘Noi Non Paghiamo Emilia-Romagna’. Gruppi di lavoratori hanno deciso di protestare contro i prezzi vertiginosi di gas ed energia che non riescono a sostenere. Come gesto simbolico, un falò in cui vengono bruciate tutte le bollette.
Anche a Torino è seguita una manifestazione contro il caro bollette, davanti a un energy store dell’Eni, proclamata a livello nazionale dall’Usb. Circa 20 persone hanno protestato a Napoli alla sede di Cassa depositi e prestiti, in via Verdi. Qui, i manifestanti hanno mostrato le proprie bollette aumentate notevolmente rispetto lo scorso anno. Un manifestante ha anche bruciato le copie di due bollette del gas e dell’energia elettrica.
Questa mattina anche a Taranto è iniziata la protesta sul caro bollette. Casalinghe e lavoratori di ogni settore hanno alzato la voce davanti alla prefettura, per attirare l’attenzione sulle condizioni di estrema precarietà nella quale a breve si troveranno migliaia di famiglie.
Cosa dicono i protestanti
I rappresentanti dell’Usb si sono recati nel centro di Cagliari, sotto il palazzo dell’Enel e dell’Inps, per protestare contro il caro-bollette e denunciare le speculazioni delle multinazionali. Uno di loro ha dichiarato: “Non riusciamo più ad andare avanti, stiamo pagando bollette quadruplicate. Ne risentono i cittadini e lavoratori, che prima o poi verranno licenziati dalle aziende costrette a chiudere”.
In Sardegna, Enrico Rubiu protesta affermando che il prezzo dei beni alimentari è cresciuto dell’11,2%, un tasso che costringe le famiglie sarde a “spendere in più 780 euro all’anno solo per mangiare”. Continua dicendo: “Secondo l’Istat le voci legate all’abitazione, hanno avuto un incremento del 26%. Anche Abbanoa ha annunciato imminenti rincari. È insostenibile”.
Il grido d’aiuto ha necessità di essere ascoltato. Secondo i protestanti bisognerebbe intervenire immediatamente una soglia sotto la quale non si paghi l’energia elettrica, perché è un bene di prima necessità. La Usb Confederale ha presentato in molte città un esposto in Procura per denunciare “tutte le condotte poste in essere dalle società che commerciano gas, energia elettrica e prodotti petroliferi ai danni della collettività nel silenzio più assordante di enti e ministeri preposti al controllo che dovrebbero intervenire”.