Tutti i partiti sono uniti nel ridare nuova vita alle province perché sono utili e costano poco. Il Parlamento cambia idea.
Da FdI al Pd da FI a Iv, da Lega a 5 stelle. Ben sei disegni di legge da parte di tutti i partiti da destra a sinistra passando per il centro per chiedere un ritorno delle province con elezioni dirette di presidenti e consiglieri. Al momento quelli depositati sono Fi, FdI, Lega, Pd, ma sono in arrivo quelli di Italia Viva e Movimento 5 stelle. La commissione Affari costituzionali ha già deciso di avviare un ciclo di audizioni per poi valutare un testo base.
La maggioranza e le opposizioni sono unite sul ridare vita a questi enti accusati di essere costosi e inutili. I partiti sembrano aver cambiato idea e vogliono archiviare la legge Delrio (56/2014), che aveva ridimensionato drasticamente le competenze delle province. La legge aveva anche abolito l’elezione diretta di presidenti e consiglieri con un sistema che prevede che sindaci e consiglieri ogni due anni eleggono il consiglio e ogni quattro il presidente che deve essere un sindaco con almeno 18 mesi di mandato alle spalle.
Il mancato superamento della riforma renziana
La riforma Delrio del governo Renzi doveva essere temporanea per traghettare le Province verso la completa eliminazione, progetto bocciato insieme al resto della riforma costituzionale 2016 che ha segnato la fine del governo Renzi. Questo indebolimento di questi anni ha però mostrato l’utilità delle province capaci “di corrispondere alle funzioni di dimensione ’vasta’, di costituire un riferimento per l’intero sistema delle autonomie e in particolare per i Comuni, specie quelli di dimensioni minori» scrive la Corte dei conti.
Secondo quanto dice la sottosegretaria Wanda Ferro (FdI) tornare indietro, anche con delle modifiche costerebbe soltanto 223 milioni di euro. “Neanche troppo, insomma” dice Ferro che afferma: “passata la sbornia generale e semplificatrice del “meno poltrone” cavalcata dal M5S e poi accarezzata anche dal Pd a trazione renziana, si è capito che dopotutto tra comune e Regione serviva qualcosa in mezzo”.