Un paziente del reparto di psichiatria ha violentato due donne nella notte, il racconto da incubo di una delle due vittime.
Due episodi terribili di violenza sessuale sono avvenuti all’interno del reparto di Psichiatria Universitaria dell’ospedale Molinette di Torino, un reparto che accoglie pazienti con disturbi alimentari, quasi tutte donne. Il protagonista della vicenda è un uomo di 36 anni, incensurato, di origine irachena, che è stato ricoverato in condizioni psicotiche dopo un possibile abuso di alcol e cannabis.
La doppia aggressione shock nel reparto di psichiatria
L’aggressore, secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa, era stato spostato dal pronto soccorso e sistemato su un lettino nel corridoio del reparto. La sua condizione psicotica lo avrebbe portato a commettere un atto di violenza inaspettato.
La prima aggressione ha visto l’uomo entrare nella stanza di una donna di 36 anni, stuprarla, staccarle il catetere e distruggere il cavo che aziona l’allarme.
La vittima è riuscita a liberarsi e a gridare, ma l’aggressore è fuggito nella stanza adiacente, dove ha aggredito un’altra paziente. Quest’ultima, fortunatamente, è riuscita a far scattare l’allarme.
L’uomo ha tentato di scappare, ma è stato inseguito e bloccato.
Le due vittime hanno denunciato l’uomo il giorno seguente, ma durante le indagini preliminari è stato dichiarato infermo di mente, con una probabile non punibilità.
Inchiesta sui ritardi nei soccorsi
Parallelamente all’inchiesta per le aggressioni, la Procura ha aperto un’indagine per accertare i ritardi nei soccorsi e le eventuali responsabilità di chi era in servizio quella notte.
Le testimonianze delle vittime indicano che, durante l’aggressione, il reparto sembrava vuoto e i soccorsi non sono arrivati in tempo, lasciando la 36enne aggredita senza aiuti immediati.
Intervistata da La Stampa, la seconda vittima ha raccontato i fatti: “Ho gridato tantissimo ma non sentiva nessuno, non si capiva dove fossero. Sembrava che in reparto non ci fosse nessuno. Era da poco passata mezzanotte, avevo chiesto tranquillanti e meno male che si sono dimenticati di darmeli, altrimenti non sarei riuscita a difendermi”, ha continuato.
“Quell’uomo è entrato come una furia, Ha guardato lei e le ha detto ‘non mi piaci così tanto’, così si è avventato su di me”, l’atroce racconto prosegue: “Mi ha colpita con due calci, sono passati diversi minuti prima che qualcuno sentisse. Forse nella sala degli infermieri non c’era nessuno, o avevano la porta chiusa, ma la colluttazione è durata molto”.
Poi l’arrivo del medico: “A un certo punto è entrato un medico, l’aggressore ha cercato di scappare nel corridoio, lui lo ha inseguito e braccato sulla porta afferrandolo dai vestiti e lo ha scaraventato a terra”.
La difesa dell’aggressore e il trauma delle vittime
L’aggressore si è difeso affermando di aver sentito delle voci e di aver “creduto di essere controllato dall’intelligenza artificiale”.
Tuttavia, le vittime, a otto mesi di distanza dall’aggressione, continuano a vivere un trauma profondo: “Per mesi non ho dormito, ancora mi sveglio di notte. Continuo a vedere l’immagine della prima vittima con lo sguardo spento, gracile e indifesa. Mi domando perché i soccorsi sono arrivati così tardi”, ha dichiarato una delle due.