Il caso di Imane Khelif
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Quando la politica entra nello sport. Il caso di Imane Khelif

Khelif Imane dell'Algeria in azione al Torneo Internazionale di Boxe Ahmet Comert a Istanbul, il 18 gennaio 2020

La campionessa algerina esclusa dai mondiali: tra testosterone, accuse e giochi di potere.

Non accennano a spegnersi i riflettori su Imane Khelif, la campionessa algerina venticinquenne, medaglia d’oro olimpica ai giochi di Parigi. Suo malgrado, Khelif si trova ancora al centro di una contesa sportiva che nasconde ragioni politiche. L’atleta non è stata ammessa a partecipare ai Campionati del Mondo di boxe femminile in Serbia: l’International Boxing Association (IBA) ha motivato l’esclusione con la mancata soddisfazione dei “criteri di idoneità a causa di livelli di testosterone troppo alti”.

Con una dichiarazione ufficiale su Instagram, Khelif ha risposto: “il silenzio non è più un’opzione”, “non me ne andrò da nessuna parte. Combatterò sul ring, combatterò in tribunale e combatterò sotto gli occhi del pubblico finché la verità sarà innegabile”. 

Imane Khelif, biologicamente donna e non transgender , è affetta fin dalla nascita da iperandrogenismo, una produzione eccessiva di ormoni maschili tra i quali il testosterone: ne è seguita una serie infinita di problemi.

Dopo le prime competizioni mondiali a Nuova Dehli nel 2018 e a Tokyo nel 2020, inaspettatamente nel marzo 2023, Khelif è stata squalificata dai Campionati mondiali di pugilato dilettanti femminile. E qui entra in gioco la politica.  Da anni, il mondo del pugilato è un ring anche senza che suoni il gong.

La disciplina della boxe è sempre stata sotto la supervisione dell’IBA, sospesa tuttavia nel 2020 dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per problemi finanziari e di corruzione. Ad alzare il livello di tensione l’invasione russa dell’Ucraina (l’IBA è presieduta dal russo Kremlev), tanto che è stato creato un nuovo organismo, il World Boxing, volto a soppiantare l’IBA come in effetti è stato visto che, nel giugno 2023, il CIO ha espulso l’IBA dal movimento olimpico.

Per escludere l’atleta algerina dal mondiale, il presidente russo dell’IBA aveva affermato che il test del DNA attestava la presenza di cromosomi XY e che la pugile “stava cercando di ingannare le sue colleghe e fingersi donna”, senza però mai rendere pubblico né il risultato né la metodologia dei test, dichiarati “riservati.

Il Comitato Internazionale Olimpico è insorto e non solo ha ammesso Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi ma ha definito i test dell’IBA “fallaci e illegittimi”.  Nel torneo olimpico, la pugile algerina ha vinto la medaglia d’oro sconfiggendo la cinese Yang Liu, campionessa mondiale in carica.

Khelif è tuttavia stata oggetto di un’ondata di commenti negativi da parte di chi l’ha infondatamente accusata di essere transgender. A seguito delle fake news e delle polemiche diffuse online dopo il suo successo, la venticinquenne ha presentato una denuncia per cyberbullismo e molestie informatiche aggravate alla Procura di Parigi.

Ora, marzo 2025, la nuova squalifica dell’IBA. Intanto, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, firmato un decreto esecutivo per “tenere gli uomini fuori dagli sport femminili” ha dichiarato, che “non si possono dimenticare le Olimpiadi di Parigi, dove un pugile maschio ha rubato la medaglia d’oro femminile dopo aver brutalizzato la sua avversaria”.

Chiaro che questa nuova esclusione non potrà che infuocare il dibattito sulla gestione delle giovani atlete con variazioni nelle caratteristiche sessuali.

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ultimo aggiornamento: 31 Marzo 2025 9:47

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