Quanto uccide il coronavirus in Italia? Il tasso di mortalità potrebbe non essere aderente alla realtà. Ci sono le morti sommerse ma anche il metodo utilizzato per i tamponi.
Quanto uccide il coronavirus in Italia? Nel pieno dell’emergenza sanitaria legata al coronavirus, con un bilancio legato ai decessi che ha ormai raggiunto uno stato emergenziale e drammatico, non è ancora chiaro quanto uccida effettivamente il COVID-19.
Quanto uccide realmente il coronavirus in Italia?
In Italia (al 24 marzo) si registra un tasso di mortalità del 9,9%. Elevatissimo rispetto agli altri paesi del mondo dove si viaggia intorno al cinque per cento. La certezza è che per quanto riguarda il nostro Paese (ma non solo) un dato effettivo si avrà solo alla fine dell’emergenza sanitaria, quando ci sarà il tempo e il modo per procedere con lo studio e l’analisi dei casi.
Il sospetto decisamente fondato è che il tasso di mortalità registrato in Italia non sia fedele all’impatto reale del coronavirus. Per almeno due motivi, che portano a dir la verità a conclusioni apparentemente discordanti.
Le morti sommerse
Partiamo dal primo spunto di analisi e diamo per vere le segnalazioni che arrivano anche da diverse autorità locali. In Italia c’è un numero considerevole di morti sommerse, ossia di decessi che non rientrano nel bilancio delle vittime (per mancanza di controlli o altro) ma che dovrebbero rientrare nel computo. Questo evidentemente andrebbe ad alzare in maniera anche significativa il numero dei decessi e il suo impatto percentuale.
Il numero dei tamponi per la ricerca del coronavirus
La percentuale di cui sopra però potrebbe abbassarsi radicalmente se in tutta Italia si procedesse con tamponi a tappeto. Anche qui andiamo per ipotesi e prendiamo per vera una tesi citata anche da Borrelli, Non è impossibile che per ogni caso di contagio registrato ce ne siano dieci non tracciati. Se così fosse il numero dei positivi aumenterebbe in maniera esponenziale, abbattendo evidentemente il tasso di mortalità.
Le conclusioni
Come detto in apertura, limitandoci al campo della cronaca, non possiamo che attendere che la scienza faccia il suo corso arrivando a una risposta.
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