Un ragazzo di 23 anni aggredito a Roma Est: preso per il collo, insultato e appeso a testa in giù. L’ipotesi è una matrice omofoba.
Una violenta aggressione si è consumata all’interno del centro commerciale Roma Est, dove un ragazzo siciliano di 23 anni, residente nella capitale, è stato malmenato e insultato brutalmente mentre si trovava nel suo ex luogo di lavoro per recuperare la carta dei buoni pasto. L’episodio, oltre alla sua gravità, ha sollevato il sospetto di un movente omofobo, viste le parole usate durante l’attacco. Questo caso ricorda il dramma di una donna che è stata uccisa dal marito dopo un brutale pestaggio.

Ragazzo aggredito e appeso a testa in giù: i fatti in un centro commerciale
Il giovane, come riportato da Leggo, si trovava in uno dei negozi del centro commerciale, in attesa del responsabile, quando è stato avvicinato da tre persone, di cui “due addetti alla sicurezza“, come riportato nella denuncia presentata alla polizia. Uno degli uomini, descritto come un quarantenne, si sarebbe rivolto al ragazzo con un insulto esplicito: “Fro*o di me*a“. Subito dopo, lo ha afferrato per il collo ripetendo più volte: “Ti soffoco, ti soffoco“.
Il 23enne ha provato a divincolarsi, ma senza successo. Alcuni colleghi hanno cercato di intervenire, ma non sono riusciti a fermare l’aggressione. A rendere la situazione ancora più inquietante è stata la frase pronunciata da uno degli aggressori: “Portiamolo nello stanzino senza telecamere“. Il ragazzo ha cercato allora di resistere aggrappandosi a un tavolo, ma è stato sollevato per i piedi e tenuto a testa in giù.
La chiamata d’emergenza e il movente
Nel caos, aggiunge Leggo, il giovane ha cercato di usare il telefono per filmare quanto stava accadendo, ma non riuscendo a sbloccare lo smartphone, ha attivato per errore la chiamata di emergenza al 112. Questo gesto ha permesso l’arrivo tempestivo della polizia, che ha identificato i tre uomini coinvolti. Il ragazzo è stato poi soccorso da un’ambulanza e ha ricevuto cinque giorni di prognosi.
Al momento, i motivi dell’aggressione non sono stati chiariti, ma gli insulti urlati durante il pestaggio fanno ipotizzare un movente omofobo. La legale del ragazzo ha sottolineato: “Resta il rammarico del fatto che gli insulti omofobi che hanno accompagnato l’aggressione, non potranno essere puniti con una specifica aggravante perché non esiste“.