Reddito di cittadinanza: le novità nel decreto lavoro

Reddito di cittadinanza: le novità nel decreto lavoro

A gennaio arriverà il decreto lavoro che modificherà ulteriormente il reddito di cittadinanza. Ecco cosa cambia.

La legge di bilancio ha già apportato sostanziali modifiche al reddito di cittadinanza che verrà concesso soltanto per 7 mensilità agli occupabili e decade dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro anche non congrua. Per i percettori dai 18 ai 29 anni che non hanno finito la scuola dell’obbligo devono frequentare dei corsi formativi pena la perdita del sussidio. Per chi invece ha all’interno del nucleo familiare un disabile, minorenni o over 60 non cambia nulla. Chi non può lavorare conterà sul sussidio.

Entro il mese di gennaio dovrebbe arrivare il decreto lavoro che, come ha detto il sottosegretario al Lavoro leghista Durigon, deve “dare più flessibilità e meno burocrazia alle aziende, più sicurezza ai lavoratori”. Il decreto servirà anche a garantire maggiore sicurezza ai lavoratori. L’obiettivo del governo Meloni è dare un lavoro non un sussidio. Come precisa Durigon, il sistema del RdC è fallito perché pochissime persone hanno trovato lavoro con questo metodo.

Reddito di Cittadinanza

Proposta congrua e principio di territorialità

Nel nuovo decreto dovrebbe restare il criterio della territorialità. La normativa prevede che l’offerta di lavoro per un percettore del reddito doveva essere entro 80km o 100 minuti di viaggio con i mezzi pubblici. La modifica dell’offerta “congrua” sparita nella manovra, significa che si terrà meno conto dell’esperienza lavorativa e della coerenza con le esperienze pregresse del percettore. Quindi, non significa che si dovrà accettare per forza un lavoro dall’altra parte del paese.

“L’offerta congrua che abbiamo in mente prevede che qualsiasi persona, anche laureata, se gli offrono un posto anche di cameriere casomai vicino casa è giusto che la accetti, perché se uno prende dei soldi pubblici non credo che possa essere schizzinoso”, ha detto il sottosegretario Durigon. Per il momento nella normativa relativa al reddito tutto è rimasto uguale nonostante sia sparito l’aggettivo “congrua”.

Secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio la modifica del governo al reddito potrebbe far perdere il beneficio al 38.5% dei nuclei familiari (e al 23% delle persone) che oggi lo ricevono, ovvero circa 400mila famiglie e oltre mezzo milione di persone.

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