Reddito di cittadinanza: il pasticcio del Governo

Reddito di cittadinanza: il pasticcio del Governo

Nell’abolire il reddito di cittadinanza il governo Meloni ha commesso un errore, ha involontariamente graziato i furbetti.

Uno dei primi provvedimenti del governo Meloni è stato quello di abolire il reddito di cittadinanza a partire dal 1°gennaio 2024. Il problema è che abolendo il beneficio ha abrogato anche le norme che definiscono il reato di indebita appropriazione del Rdc, ovvero le pene che puniscono i cosiddetti furbetti del reddito. Ora il governo deve provvedere immediatamente con un decreto d’urgenza per risolvere questo “piccolo” intoppo.

Il progetto del governo era quello di garantire 12 mensilità ai nuclei familiari con minorenni disabili o persone con più di 60 anni di età e sette per gli occupabili durante il 2023 mentre dall’anno prossimo sarà sostituito da un nuovo provvedimento di cui però ancora non ci sono dettagli in merito. L’obiettivo del governo era quello di contrastare le truffe e garantire un sussidio solo a chi realmente non può lavorare. Ma il modo in cui è stata decisa l’abolizione del reddito dal governo ha cancellato tutto con un colpo di spugna rischiando di salvare i furbetti.

Reddito di Cittadinanza

Pd: “Pasticcio di notevole gravità”

Il Pd ha presentato un’interpellanza al ministro della Giustizia, Carlo Nordio mostrando che tra i 13 articoli del decreto legge che regolamentava il reddito di cittadinanza, è stato cancellato anche l’articolo 7 relativo al reato di indebita appropriazione, chi per ottenere il reddito di cittadinanza presenta dichiarazioni o documenti falsi può essere condannato da due a sei anni; chi non segnala l’aumento di redditi o patrimoni, rischia il carcere da uno a tre anni.

Secondo il Pd questa abolizione crea una abolitio criminis: se una legge successiva abroga un reato che era considerato tale dalla legge vigente al tempo il cui fu commesso, si applica il principio del favor rei. Ovvero, se è tutto abrogato, i reati di indebita appropriazione scompaiono nel nulla, non ci sono più, come se non fossero mai esistiti. Se uno ha truffato lo Stato, non è punibile perché non c’è più quel reato secondo la legge. Se c’è stato un processo, la pena non può più essere eseguita. La condanna va revocata. Chi è stato condannato potrà chiedere la revoca della sentenza, anche definitiva, e lo stesso potrà fare chi verrà condannato nel 2023.

I deputati dem hanno accusato la “furia di abolire la misura” del governo che ha portato anche a questa pericolosa leggerezza, un vero e proprio “pasticcio di notevole gravità” dicono dal Nazareno.

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