Referendum cittadinanza, Mulè smonta tutto: “Una novella normativa”

Referendum cittadinanza, Mulè smonta tutto: “Una novella normativa”

Il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, critica il referendum sulla cittadinanza: ecco cosa ha scoperto analizzando il quesito.

Il vicepresidente della Camera dei deputati, Giorgio Mulè ha duramente criticato il quesito del referendum sulla cittadinanza.

Secondo l’esponente di FI, come riportato da Libero Quotidiano, il quesito sarebbe in contrasto con i principi costituzionali, andando oltre le competenze di un referendum abrogativo.

Referendum cittadinanza: la critica di Giorgio Mulè

Giorgio Mulè ha dichiarato chiaramente: “Leggendo il quesito referendario è chiaro secondo me che non è un referendum abrogativo“.

Bensì, secondo il vicepresidente della Camera, si tratta di: “Un referendum propositivo, escluso dalla nostra Costituzione“.

Come affermato da Adnkronos, il deputato ha descritto il quesito come: “Una novella normativa che non c’entra nulla con un referendum di tipo abrogativo“.

Secondo l’esponente di Forza Italia, la proposta non si limita a modificare o abrogare una norma esistente, ma introduce una nuova disposizione normativa.

Un altro punto critico sollevato da Mulè riguarda la rapidità con cui sono state raccolte le 500mila firme necessarie per presentare il referendum, facilitato sicuramente dalla sottoscrizione online.

È evidente che c’è un forte interesse rispetto ad una parte politica. Il punto è che il Parlamento su certi temi deve legiferare ed evitare che si inneschi l’idea, sbagliata, che con i referendum si possano innovare le leggi,” ha affermato.

Il dilemma del quorum

Un ulteriore rischio menzionato da Giorgio Mulè è quello dell’affluenza alle urne, come scritto da Libero Quotidiano, che potrebbe non raggiungere il quorum del 50%+1.

Rendendo, dunque, il referendum non valido e causando una possibile disaffezione degli elettori verso questo strumento. La risposta a questo problema potrebbe essere aumentare il quorum?

L’esponente di FI ha risposto: “Non è il tema. Ci si potrebbe riflettere poi. Potrebbe essere non un deterrente (contro gli abusi – ndr) ma uno strumento di garanzia di ulteriore responsabilità“.

In questo contesto, il dibattito sulla cittadinanza e sull’utilizzo del referendum dunque prosegue, sollevando ulteriori interrogativi.