La sfida nascosta tra Conte e Schlein per la leadership
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Direttore: Alessandro Plateroti

Referendum sul lavoro: la sfida nascosta tra Conte e Schlein per la leadership del centrosinistra

Giuseppe Conte e Elly Schlein

Referendum sul lavoro: Conte sostiene 4 quesiti, Schlein 5. Divergenze nel centrosinistra mentre il centrodestra punta sull’astensione.

Il prossimo referendum sul lavoro si prepara a diventare molto più di una consultazione abrogativa, soprattutto per Conte e Schlein. L’8 e il 9 giugno, insieme ai ballottaggi amministrativi, gli elettori saranno chiamati a esprimersi su cinque quesiti che puntano a modificare profondamente le norme introdotte con il Jobs Act. Ma al di là del merito dei quesiti, la partita che si sta giocando è anche, e forse soprattutto, una sfida interna al centrosinistra, dove le leadership di Giuseppe Conte ed Elly Schlein si confrontano su visioni e strategie diverse.

In questo contesto, la mobilitazione appare ancora tiepida. Sindacati e promotori denunciano il silenzio dei media e la scarsa attenzione politica, mentre il centrodestra resta alla finestra, puntando su una bassa affluenza che possa far fallire il quorum. La scelta di accorpare la data dei referendum ai ballottaggi non sembra casuale: storicamente, i ballottaggi registrano una partecipazione ridotta, e questo potrebbe condannare la consultazione all’insuccesso.

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte – newsmondo.it

Conte e Schlein: due strategie per il lavoro

Giuseppe Conte ha subito dichiarato il suo sostegno ai referendum, ma ha scelto una linea selettiva: sì a quattro quesiti, quelli legati direttamente alle tutele sul lavoro, come la reintroduzione del reintegro in caso di licenziamento illegittimo e l’abolizione del tetto all’indennità anche per le piccole imprese. Una posizione che guarda al cuore delle rivendicazioni sindacali, ma che evita il terreno più scivoloso della cittadinanza.

Elly Schlein, invece, ha abbracciato pienamente la campagna referendaria, sostenendo tutti e cinque i quesiti, compreso quello promosso da Radicali e +Europa che chiede di ridurre da dieci a cinque anni il periodo necessario per ottenere la cittadinanza italiana. Una scelta che amplia il campo delle battaglie progressiste, ma che rischia di esporla alle critiche interne ed esterne.

Il centrodestra punta sul flop del quorum

Di fronte a queste divergenze, il centrodestra ha adottato una strategia attendista. Senza schierarsi apertamente contro i quesiti, scommette sull’astensione per impedire il raggiungimento del quorum, confidando nella frammentazione delle opposizioni e nella scarsa mobilitazione elettorale. Un calcolo che potrebbe rivelarsi vincente, considerando che alle ultime europee la partecipazione si è fermata sotto il 50%.

Ma la vera posta in gioco va oltre il risultato referendario. Per Schlein e Conte, anche un referendum senza quorum diventa un banco di prova politico, un termometro della propria capacità di mobilitare elettori e costruire consenso nel campo progressista. Ed è proprio qui che si gioca la partita più importante: quella per la leadership del centrosinistra, in vista delle future sfide elettorali.

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ultimo aggiornamento: 2 Maggio 2025 12:50

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