Regolarizzazione dei migranti, passo indietro del Movimento 5 stelle: “Niente scudo penale, così è una sanatoria mascherata”.
Non bastano un vertice fiume e una bozza di accordo per mettere fine alla questione legata alla regolarizzazione dei migranti, con il Movimento 5 stelle che nel pomeriggio dell’11 maggio ha cambiato nuovamente le carte in tavola e le condizioni per il via libera alla proposta della ministra Bellanova.
Passo indietro del Movimento 5 stelle sulla regolarizzazione dei migranti: ‘Niente scudo penale, così è una sanatoria mascherata’
Nel pomeriggio dell’11 maggio, in vista del Consiglio dei Ministri, Carlo Sibilia, sottosegretario all’Interno in quota Movimento 5 stelle, ha tirato il freno sulla regolarizzazione dei migranti mettendo nuovamente l’accordo in discussione.
“Il Movimento non accetterà alcuna forma di scudo penale […]. Non si può fare, così è una sanatoria mascherata”.
La spinta della ministra Bellanova
Di fatto il Movimento 5 stelle pone condizioni chiare per arrivare a un accordo. Niente sanatoria generalizzata.
Lo scontro è soprattutto con la ministra Bellanova, che sul tema del lavoro nero, della regolarizzazione degli stranieri irregolari e sulla lotta al caporalato ha messo sul piatto della bilancia il suo ruolo nel ministero minacciando le dimissioni.
Regolarizzazione dei migranti, l’accordo ‘notturno’ prima del passo indietro del M5s
In base all’accordo raggiunto nella notte tra il 10 e l’11 maggio, il datore di lavoro avrebbe dovuto autodenunciarsi nel caso in cui avesse avuto lavoratori in nero al soldo. Il datore di lavoro avrebbe assicurata l’immunità penale che non piace al Movimento 5 stelle. Ma senza immunità difficilmente qualcuno si autodenuncerebbe. Si tratta di un circolo vizioso che sembra senza soluzione, a meno che una delle parti in causa non decida di fare un passo indietro.
La seconda parte dell’accordo prevede la possibilità di conferire un permesso di soggiorno della durata di sei mesi. I petestellati chiedono che i richiedenti, per averne diritto, devono dimostrare di aver lavorato nei campi. Ma come possono dimostrarlo se hanno lavorato in nero, quindi presumibilmente senza alcun tipo di accordo scritto con il proprio datore di lavoro? Stesso discorso vale per colf e badanti, che sarebbero inseriti nella maxi-regolarizzazione.