Renzi attacca Meloni a Dimartedì: accuse dure su sicurezza, Servizi segreti e “pieni poteri”. Cosa ha detto davvero il leader di Italia Viva.
Il confronto politico in Italia si è recentemente acceso con toni che raramente si erano visti negli ultimi mesi. Un clima già segnato da tensioni istituzionali ha trovato nuova miccia nell’intervento di Matteo Renzi a Dimartedì su La7, dove il leader di Italia Viva ha abbandonato ogni prudenza comunicativa per lanciare un attacco frontale alla premier Giorgia Meloni.
Fino a poco tempo fa, Renzi e altri esponenti dell’opposizione avevano mantenuto un profilo relativamente moderato, evitando di accodarsi alla narrativa catastrofista sul presunto ritorno dell’autoritarismo in Italia. Tuttavia, l’intervista con in tv ha rappresentato un vero e proprio spartiacque.
Nel corso della trasmissione, Renzi ha toccato vari punti caldi dell’attualità politica, criticando apertamente alcune recenti mosse del governo, in particolare il decreto Sicurezza e il comportamento dei Servizi segreti. Le sue parole sono state nette, cariche di allusioni gravi e inedite nel panorama del centrosinistra moderato.

Accuse pesanti sui Servizi segreti e sul decreto Sicurezza
Renzi ha dichiarato: “Nel Paese della P2 questi hanno regolarizzato per i Servizi segreti la possibilità di fare organizzazioni criminali terroristiche, e tutti zitti. Perché di queste cose… Spiano i giornalisti e nessuno dice niente, mettono la macchina ai Servizi segreti a controllare il fidanzato della premier e nessuno dice niente, rimandano con il volo di Stato un terrorista criminale che ha violentato delle bambine e nessuno dice niente.”
Con queste affermazioni, l’ex premier solleva il velo su una serie di pratiche che, secondo lui, metterebbero in discussione i fondamenti della democrazia. Le accuse puntano il dito non solo contro i provvedimenti legislativi, ma anche contro una presunta rete di controllo e silenzio che circonderebbe l’azione del governo.
Il colpo di scena: la frase sui “pieni poteri”
La parte più esplosiva del suo intervento arriva alla fine, quando Renzi afferma: “Questo mi preoccupa di lei. Ha passato il confine e si è presa i pieni poteri. Almeno Salvini se li chiedeva in mutande, non ci credeva nessuno. Lei è più pericolosa.”
Con queste parole, il leader di Italia Viva lancia un’accusa simbolicamente potentissima. Parlare di “pieni poteri” significa evocare scenari da crisi democratica, un’immagine forte, retorica, ma che ha l’effetto di alimentare il dibattito sull’equilibrio tra potere esecutivo e istituzioni.
Così, tra denunce pubbliche e affondi verbali, Renzi rompe il silenzio e si inserisce con forza nella polemica anti-Meloni: “Ha passato il confine e si è presa i pieni poteri”. Un’accusa che, sebbene senza riscontri oggettivi sul piano giuridico, segna un punto di svolta nella dialettica politica italiana.
Matteo Renzi: "Meloni ha passato il confine e si è presa i pieni poteri, almeno Salvini li chiedeva in mutande. Lei è più pericolosa".#dimartedihttps://t.co/CmcWS9284E
— La7 (@La7tv) June 10, 2025