Matteo Renzi ironizza su Tajani: “Dice che va tutto bene, poi scoppiano le bombe”. Un’analisi delle sue dichiarazioni.
Il clima politico italiano si è acceso dopo un duro attacco di Matteo Renzi al ministro degli Esteri Antonio Tajani, accusato dal leader di Italia Viva di essere inaffidabile sul piano diplomatico. Durante un intervento in Senato, Renzi ha criticato con tono pungente la sequenza di dichiarazioni di Tajani sulla crisi in Medio Oriente, seguite puntualmente da fatti contrari alle sue parole.

Tajani e il paradosso delle dichiarazioni smentite
Renzi ha ricostruito i recenti eventi con sarcasmo, sottolineando: “Giovedì sera Tajani dice ‘l’attacco israeliano non è imminente’ e il venerdì mattina Israele attacca. Allora Tajani va in tv e dice ‘sia chiaro, a me nessuno aveva detto niente’. Sabato rivela di aver chiamato sia il ministro degli Esteri iraniano sia quello israeliano, ai quali dice ‘ora basta, smettetela’. Il giorno dopo se le danno di santa ragione. Non contento lunedì dice ‘non spostiamo l’ambasciata da Teheran’. Cosa dice Meloni ieri pomeriggio? ‘Stiamo pensando di spostare l’ambasciata da Teheran’”. Come scritto e dal video di ilfattoquotidiano.it
Il leader di Italia Viva ha concluso il suo intervento con un’affermazione ironica e al tempo stesso dura: “Al povero Tajani non ne va bene una. O porta sfortuna, ministro, oppure rinunci a fare dichiarazioni”.
Le parole di Renzi evidenziano un pattern: ogni volta che Tajani cerca di rassicurare sull’evoluzione del conflitto, gli eventi prendono una piega drammatica. La sua credibilità diplomatica viene messa in discussione, mentre Renzi sfrutta il tono ironico per sottolineare la discrepanza tra dichiarazioni e realtà.
La coerenza della politica estera italiana sotto osservazione
L’attacco di Renzi va oltre la semplice critica personale: punta il dito contro una presunta mancanza di coerenza nelle posizioni del governo. Il riferimento al cambio di rotta sull’ambasciata a Teheran è emblematico. In politica estera, dichiarazioni contraddittorie minano la fiducia internazionale e compromettono la posizione dell’Italia nei negoziati geopolitici.