Nomine, assoluzione definitiva per Virginia Raggi. Nessun ricorso in Cassazione

Nomine, assoluzione definitiva per Virginia Raggi. Nessun ricorso in Cassazione

La sindaca di Roma Virginia Raggi è stata assolta in Appello per il caso delle nomine, che la vedeva a processo per falso.

ROMA – Fine dell’incubo della condanna per Virginia Raggi, con la Corte di Appello che ha assolto la sindaca di Roma dall’accusa di falso perché il reato non sussiste e con la decisione di non presentare ricorso in Cassazione. L’assoluzione diventa quindi definitiva.

Il ricorso da parte della Procura di Roma dopo l’assoluzione in primo grado della sindaca di Roma

La Procura di Roma aveva presentato ricorso contro l’assoluzione della sindaca della Capitale nel processo per falso. L’obiettivo da parte dell’accusa era quello di ribaltare la sentenza di primo grado

La motivazione del Tribunale non aveva convinto in pieno i procuratori che avevano qindi deciso di ricorrere in Appello.

VIRGINIA RAGGI

Roma, Virginia Raggi assolta dalla Corte di Appello

Si conclude con un’assoluzione il processo per falso che vedeva sul banco degli imputati Virginia Raggi, rimasta coinvolta nel caso nomine.

Anche in secondo grado cadono le accuse mosse contro la sindaca di Roma, per la quale erano stati chiesti dieci mesi di reclusione in quanto “la sindaca conosceva la posizione di Raffaele Marra e ha omesso di garantire l’obbligo che Marra si astenesse nella nomina del fratello Renato“, recita l’accusa come riferito dall’ANSA.

I giudici della Corte di Appello hanno optato per l’assoluzione in quanto il fatto non sussiste. Assoluzione piena quindi per la sindaca di Roma che può tornare a concentrarsi esclusivamente sulla gestione della Capitale e sulla corsa alla riconferma al Campidoglio nelle vesti di prima cittadina. Una sfida non semplice per la Raggi.

Assoluzione definitiva, niente ricorso in Cassazione

L’assoluzione è diventata definitiva quando la Procura ha deciso di non presentare ricorso in Cassazione. L’iter processuale si conclude quindi con la sentenza di secondo grado.