Una risposta del governo al ‘caso Apostolico’ mira a trasferire le competenze sui casi di immigrazione ai giudici di pace.
Il governo italiano, con l’obiettivo di risolvere le criticità emergenti, sta delineando una mini riforma della Giustizia, catalizzata soprattutto dal recente ‘caso Apostolico’. La Lega, guidata da Matteo Salvini, propone la riorganizzazione dei tribunali, in particolare abolendo le sezioni dedicate all’immigrazione e trasferendo queste pratiche ai giudici di pace o alle Corti d’appello. Questa iniziativa emerge dalla preoccupazione di una possibile politicizzazione nelle sezioni giudiziarie che gestiscono i casi di immigrazione, evidenziata dal comportamento del giudice Iolanda Apostolico e dalla sua presenza in una manifestazione contro Salvini nel 2018.
Verso una giustizia più rapida e imparziale
Stando a fonti vicine all’esecutivo, gli uffici del Viminale, del ministero della Giustizia e Palazzo Chigi stanno collaborando alla riforma, con l’obiettivo di garantire “una maggiore celerità nei responsi e una piena terzietà dei pronunciamenti” relativi ai permessi di soggiorno e di lavoro. Questa mossa rappresenta un tentativo di rispondere alle critiche riguardo l’imparzialità nella magistratura italiana, un tema non nuovo, vista la storia di “scandali” passati legati alla politicizzazione delle toghe. La Lega, pur essendo l’artefice dell’iniziativa, non è l’unica forza politica a credere in un cambiamento necessario per limitare l’influenza dell’ideologia politica nei tribunali.
Sfide e prospettive
La proposta della Lega ha ricevuto un’accoglienza trasversale dalla maggioranza, sebbene siano presenti alcuni ostacoli pratici da superare per implementare concretamente la mini-riforma. Un problema rilevante è rappresentato dalla carenza di personale nelle Corti d’Appello, che, sebbene competenti ed esperte, sono già oberate di lavoro. L’ipotesi di nominare nuovi magistrati è sul tavolo, ma la ricerca di fondi necessari rappresenta una sfida significativa. Tuttavia, la direzione intrapresa mira a “smontare” le 26 sezioni immigrazione esistenti, una per ogni Corte d’Appello, indirizzando le questioni ideologiche che, secondo alcuni, hanno guidato le assegnazioni passate in questi ruoli.
Il dibattito sulla riforma giudiziaria continua, con la maggioranza politica che esplora soluzioni atte a migliorare l’efficienza e l’imparzialità del sistema giudiziario italiano, soprattutto in materia di immigrazione. Questa riforma potrebbe rappresentare un passo importante verso una Giustizia più celere e meno suscettibile a influenze politiche, contribuendo a ristabilire la fiducia nella magistratura.