Con la Riforma fiscale del governo Meloni, gli italiani potranno risparmiare fino a 1.100 euro l’anno con tre aliquote Irpef.
Cosa cambia con la Riforma fiscale del governo Meloni? L’Irpef passa da quattro a tre scaglioni, mentre si valuta la revisione dell’Ires e l’abolizione dell’Irap. La delega vergata dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, invece, dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri la prossima settimana.
La riforma del fisco del governo Meloni prende sempre più forma, e potrebbe arrivare ufficialmente in Cdm già a metà marzo. Si parla di riduzione delle aliquote Irpef, di superamento dell’Irap e di nuovi meccanismi di tassazione per le imprese. Per le più piccole ci sarà il concordato preventivo biennale, e per le grandi si punta al coordinamento della cooperative compliance.
La riduzione Irpef
L’Irpef passerà da quattro a tre scaglioni. Si prevede uno schema con aliquota al 23% per i redditi fino a 15mila euro, al 27% per i redditi da 15mila euro a 50mila euro e 43% per redditi oltre i 50mila euro. Le conseguenze ricadrebbero quindi sui redditi fino a 28mila euro annui, la cui tassazione passerebbe dal 25% al 27%.
Per i redditi tra i 28mila e i 50mila euro annui, che vedranno la loro aliquota scendere dal 35% al 27%. Le risorse per la revisione dell’Irpef dovrebbero verrebbero reperite anche attraverso una potatura delle oltre 600 tax expeditures, cioè le detrazioni e le deduzioni fiscali che oggi costano allo Stato circa 156 miliardi.
Cosa cambia per Ires e Irap?
Il nuovo ddl prevede anche una revisione dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società. L’aliquota di base resterebbe al 24% ma potrebbe calare al fino al 15% per le imprese che destinano gli utili agli investimenti in innovazione o alle assunzioni degli ex percettori di Reddito di cittadinanza, donne o persone con più di 50 anni di età. Il decreto prevede inoltre l’abolizione dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive.
Il Fisco per le imprese
Come ultimo punto il governo Meloni punta alla lotta contro l’evasione fiscale, che oggi si aggira sugli 85 e 100 miliardi di euro annui. Inoltre, per il Fisco delle piccole imprese si potrebbe ricorrere ad un uso incrociato delle banche dati disponibili su fatturazioni e Iva, prevedendo di concordare preventivi biennali.
Per le imprese più grandi potrebbe invece essere estesa la cooperative compliance, con la trimestralizzazione dei versamenti come misura di semplificazione, allineandoli ai versamenti Iva, con eccezione per il mese di dicembre.